Fersina, con o senza acqua? Se ne parla domani sera
«Fersina: con o senza acqua?»: è questo il titolo dell’incontro pubblico organizzato dal Comitato permanente per la salvaguardia delle acque del Trentino, domani sera alle 20.30 in Sala Banda (via Pontara 1), a Pergine.
A parlare dello stato di salute del torrente, che scorre per 37 km dal lago di Erdemolo fino alla confluenza con l’Adige, allargando lo sguardo a vari temi connessi, saranno cinque relatori moderati dalla giornalista dell’Adige Giorgia Cardini: l’apicoltore biologico Simone Petri, promotore un anno fa di una raccolta firme per la tutela del Fersina (1.600 le adesioni) e fondatore del relativo Comitato, racconterà qual è la situazione attuale del torrente; Salvatore Ferrari, storico dell’arte, componente del Comitato di coordinamento e indirizzo del Parco nazionale dello Stelvio, consigliere di Italia Nostra e componente del Comitato organizzatore della serata, illustrerà come il Comitato stia lavorando per evitare la proliferazione delle concessioni idroelettriche; Maurizio Siligardi, docente di Ecologia fluviale alla facoltà di Ingegneria di Trento, spiegherà quali sono le funzioni ecologiche di un fiume; il naturalista Michele Caldonazzi tratteggerà il rapporto tra il Fersina e la città di Trento (risorsa o minaccia?) nel corso dei secoli, parlando anche delle modalità di gestione attuali del torrente; infine, Roberto Colombo, architetto esperto di valutazioni d’impatto ambientale e rappresentante delle associazioni ambientaliste e della Sat nella conferenza dei servizi Via, tratterà della difficile conciliazione tra i molteplici utilizzi delle acque pubbliche.
Tema particolarmente attuale, questo, per il torrente Fersina, visto che lunedì 12 febbraio scadranno i termini per presentare le osservazioni sulla richiesta di rinnovo, da parte di Stet spa, della concessione a uso idroelettrico più rilevante per il Fersina e relativa alla centrale di Canezza: una concessione media di 1.168 l/s e massima di 2.600 l/s con un prelievo annuo di circa 36.834.047 mc.
È un quinto dell’acqua derivata nel bacino idrografico, dove nel 2009 erano attive 773 concessioni e 938 punti di derivazione, per un volume totale annuo concesso pari a 162.468.862 milioni di metri cubi, di cui 149.861819 emunti da acque superficiali, ossia rivi e torrenti. A fare la parte del leone, in termini volumetrici, era proprio il settore idroelettrico con 30 punti di derivazione per un volume medio derivato di 126.512.069 metri cubi. A seguire l’uso civile (potabile e igienico), con 22.244.549 mc e 369 punti di derivazione e quello irriguo con 504 punti di derivazione e un volume medio annuo concesso pari a 9.400.750 mc.
I dati sono estrapolati dal Bilancio idrico del bacino del Fersina, pubblicato nove anni fa dalla Provincia di Trento. Da allora, la situazione relativa allo sfruttamento idrico non si è modificata molto, ma da diversi anni le preoccupazioni per la salute del Fersina e dei suoi affluenti sono aumentate esponenzialmente: diverse secche totali si sono manifestate più volte, diventando quasi «normali» nel corso degli ultimi anni caratterizzati tra l’altro da una marcata diminuzione delle precipitazioni, come mostra la serie storica delle rilevazioni presso le stazioni meteo di Pergine. In cinque anni, dal 2012 al 2017, si è rimasti per ben tre anni sotto i 700 millimetri totali di pioggia, cosa accaduta invece una volta sola in 70 anni, tra il 1920 e il 1990.
E se già nel 2009 le conclusioni del bilancio idrico indicavano una serie di criticità (il mancato rispetto del Dmv, precipitazioni sotto la media, «pressioni» troppo elevate su un bacino di dimensioni ridotte e tali da creare scompensi, la necessità di contenere le elevate perdite della rete idrica), nel 2018 la situazione si presenta ancora più delicata.
Se ne parlerà, appunto, domani sera.