Nuove ciclabili «spezzatino» con tanti attraversamenti
Non ancora terminate ma in parte già utilizzabili, le nuove piste ciclabili ricavate lungo viale degli Alpini (165.000 euro di costo totale), piazza Gavazzi e viale Venezia (226mila euro) sono in questi giorni motivo di accese discussioni. A destare perplessità sono soprattutto le scelte progettuali che rendono necessari molti (forse troppi) attraversamenti.
La nuova ciclabile lungo viale degli Alpini, che si collega con quelle esistenti su viale Dante e su via Canopi, è ormai quasi finita: si compone di due tratti, uno in corrispondenza del parco dei Canopi (dentro cui passa) e uno nella parte che costeggia la scuola materna. È stata realizzata tutta su asfalto (a parte un paio di pezzi in porfido), ben divisa dal percorso pedonale mediante gli alberi e le aiuole già esistenti.
Qui c’è un solo attraversamento, su viale Petri, lievemente rialzato e tracciato con vernice rossa. Visibile dunque, ma chi proviene in auto da via Marconi, fa comunque fatica a vedere se stanno arrivando ciclisti da sinistra, a causa delle alte siepi nel parco. L’accorgimento di restringere un po’ la carreggiata per far rallentare i mezzi può essere utile, ma non decisivo, a evitare incidenti.
È in fondo a viale degli Alpini che, però, si possono manifestare più problemi. Infatti, per proseguire verso viale Venezia, bisogna attraversare sulle strisce pedonali davanti alla chiesa quindi, dopo una decina di metri sul marciapiede, occorre superare di nuovo la strada tra il bar Alba e il parcheggio, per imboccare il nuovo pezzo di pista tra il viale e piazza Gavazzi.
I rischi in questo punto sono diversi, dovuti al fatto che qui transitano corriere in partenza dall’Alba, auto in uscita dal parcheggio che costeggia il viale (e ridotto per ospitare il nuovo tracciato) o da quello limitrofo alla Comunità e altri mezzi.
Una volta imboccata poi la ciclabile, davanti all’ex Bar Torrefazione e al panificio Grisenti bisogna nuovamente attraversare la strada per salire sul marciapiede in porfido, appena allargato proprio per fare spazio alle biciclette. Ma l’incrocio in curva con viale Venezia dista solo pochi metri e le auto che svoltano a destra potrebbero accorgersi tardi di chi attraversa, così come i ciclisti potrebbero vedere in ritardo le auto che girano (spesso, va detto, senza mettere la freccia).
Ultimo pezzo del «puzzle», per imboccare la nuova ciclabile in fase di costruzione sul viale, è l’attraversamento davanti all’ex Ideal: qui le vecchie strisce pedonali sono state trasformate negli ultimi giorni in un passaggio ciclopedonale rialzato, che impone un rallentamento alle autovetture. Una volta utilizzato, si procede poi lungo la pista di cui è stato appena completato il primo pezzo, pavimentata in porfido, che finirà in via Molin del Palù in corrispondenza con quella che va verso San Cristoforo.
I critici (ciclisti e non) osservano che a Pergine non si riesce a percorrere un tratto più lungo di qualche metro (qualcuno ne ha contati 251, in totale, di pezzetti ciclabili) in bicicletta, senza correre rischi legati alle intersezioni con strade, passi carrabili, uscite da esercizi commerciali, eccetera. E osservano che lungo viale Venezia la ciclabile, dalla rotatoria del platano in poi, avrebbe dovuto essere ricavata tutta sulla destra a scendere verso il lago, evitando i rischi legati proprio agli attraversamenti e il conseguente «spezzatino» che può costituire un deterrente all’uso del tracciato. Ma è anche vero che un attraversamento su viale Dante prima della rotatoria avrebbe poi comportato la necessità di varcare anche via Rosmini, o di restare per un tratto in strada.
Per capire se le scelte operate siano state valide o no, non resta che aspettare la fine dei lavori, sapendo che qualunque soluzione urbana comporta sempre dei problemi, dovendo intervenire in una situazione stratificata.