Investimento contestato: la rurale restituisce 30mila euro
L’Interest Rate Swap (Irs) che doveva tenerli al riparo dal rialzo dei tassi di interesse si era trasformato in un salasso. Così, dopo quasi 12 anni di interessi su interessi pagati alla banca (prima la Cassa rurale Pinetana Fornace Seregnano, poi la Cassa rurale Alta Valsugana subentrata nel rapporto, dopo la fusione bancaria del 2016), i clienti - ormai esangui - si sono rivolti a Orazio Marchetti di Sos Illeciti Bancari per ottenere una consulenza sul loro caso.
E la consulenza, arrivata sotto forma di relazione tecnica contabile di 38 pagine firmata dalla società di revisione bancaria Kipling, ha portato alla firma di un atto di transazione, con l’annullamento del contratto contestato e la restituzione di 30.000 euro.
Sia chiaro: la Cassa Rurale Alta Valsugana non ha condiviso le conclusioni e le istanze avanzate dal Centro Benessere Garnì di Anna Corradi & C. sas di Baselga di Pinè (articolo a lato) ma d’accordo con la controparte ha ritenuto, per evitare un’eventuale lite giudiziaria, di firmare la transazioneil 27 giugno. La Rurale ha acconsentito così a estinguere a spese proprie (circa 6.500 euro) il contratto derivato di copertura (Irs, appunto) stipulato tra la Cassa rurale Pinetana Fornace Seregnano e i signori Mirella Capriroli e Mario Corradi l’11 ottobre 2006, «allo scopo di mitigare il rischio di rialzo dei tassi di interesse» relativi al mutuo acceso dagli stessi clienti della Rurale il 9 marzo 2006 e successivamente ceduto il 15 ottobre 2009 alla Centro Benessere Garnì di Anna Corradi & C. sas. E ha accettato di versare alla società 30.000 euro, entro la fine di luglio.
Una conclusione che ha soddisfatto le parti e soprattutto i debitori che - anche se non hanno recuperato tutta la somma di cui avevano chiesto la restituzione (40.904,93 euro di addebiti da derivato, più ulteriori 8.293,28 euro da costi generati da questi addebiti e 5.900,39 euro di altre spese) - in questo modo non dovranno più versare altri 2.200-2.500 euro trimestrali di interessi fino all’estinzione del contratto, prevista nel 2026.
La relazione della società di revisione Kipling ha messo in evidenza come il contratto di derivato, stipulato per passare dal mutuo a tasso variabile al mutuo a tasso fisso, non avrebbe neppure potuto essere concluso nel 2006 in quanto le regole vigenti impedivano che tali tipi di contratti fossero stipulati con persone fisiche (ossia Mirella Capriroli e Mario Corradi): lo Swap avrebbe potuto infatti essere concluso solo con una persona giuridica (una società).
Inoltre, il Testo Unico della Finanza e i regolamenti Consob richiedevano che i sottoscrittori di tali contratti fossero informati preventivamente del rischio connesso e fossero anche «esperti» in materia. Secondo la relazione prodotta dalla Kipling, queste norme non furono osservate dalla Cassa rurale Pinetana che solo nel 2009, quando ci fu il trasferimento dello Swap, somministrò ai clienti un questionario per tracciare il loro profilo, qualificandoli poi come «equilibrati e poco esperti».
Sicuramente, non il profilo di chi può accollarsi un contratto che presuppone un’elevata competenza nonché un’elevata propensione al rischio. Un rischio da cui gli investitori di Pinè volevano tenersi al riparo si manifestò, invece, con il crollo dei tassi di interesse e per la struttura dello Swap: tra la stipula del 2006 e il 15 ottobre 2009, la perdita era già compresa tra 16.400 e 18.000 euro. Una perdita ingente, per un investitore che aveva dichiarato alla banca di voler tenere al sicuro il proprio patrimonio: per questo, secondo la Kipling, la Rurale Pinetana avrebbe dovuto estinguere il derivato già nel 2009 e non, invece, confermarlo con la società di cui era ed è legale rappresentante Anna Corradi, figlia dei due sottoscrittori originari.
Da questo complesso di contestazioni, dunque, è nata la richiesta di restituzione delle somme ricordate sopra: una richiesta che avrebbe potuto portare a una causa, ma per evitare la quale si è arrivati alla transazione.