Sversamenti nel Fersina, persiste una situazione critica per le acque nere
Il reportage de l’Adige del 5 settembre scorso riguardante la chiusura dell’acquedotto del Busneck (fra Zivignago e Canezza) perché i pozzi erano stati contaminati da acque nere, si concludeva con la speranza di non dover più raccontare fatti simili.
Si parlava di un evento eccezionale, dovuto a precipitazioni insolitamente abbondanti che in quei giorni si erano abbattute sul territorio.
Invece pare che non sia poi così corretto parlare di eccezionalità: a sollevare la questione è il «Comitato per la tutela del torrente Fersina e affluenti», capitanato da Simone Petri.
Il problema, come già spiegato due mesi fa, è dovuto al fatto che la rete fognaria della Valle dei Mocheni che scende a valle confluisce tutta in una conduttura nei pressi di Canezza, alla cui periferia sorge il collettore provinciale; qui c’è il rischio che ci sia un sovraccarico di portata che causa lo sversamento. Un problema, questo, che non dovrebbe sussistere: il sovraccarico avviene perché acque bianche ed acque nere non sono divise, come invece prevedrebbe la normativa.
Come è facile intuire, la recente ondata di maltempo ha mandato in crisi tutto il sistema idrico: «Posso anche capire - dice Simone Petri del Comitato - che in occasione di eventi meteorologici straordinari, quali quelli che si sono di recente verificati, regimentare tutta quell’acqua che scende a valle sia impossibile. Ma il problema si ripresenta fin dal 2014, anche in condizioni di assenza di precipitazioni».
E nonostante le ripetute segnalazioni agli organi preposti, spiegano dal Comitato, con anche campionature dell’acqua, non è mai stato preso alcun provvedimento. Diverso il discorso per il deflusso minimo vitale, anche se per il Comitato gli sbalzi di portata stanno compromettendo l’intero ecosistema del torrente.
Le foto ed i video scattati dal Comitato ancora quattro anni fa effettivamente mostrano il punto incriminato cambiare colore per lo sversamento, diventare torbido e, a detta di quanti erano presenti, assumere un odore nauseabondo, come quello di una fognatura per l’appunto.
Le indagini sul campo svolte dal Comitato dicono che un tubo arancione sversa direttamente nel Fersina l’eccedenza di un pozzetto delle acque nere distante una cinquantina di metri: non si tratta di uno «sfogo» di sicurezza per eventi eccezionali se, a più riprese, il problema è stato segnalato anche in condizioni di assenza di piogge.
Un primo intervento «tampone» potrebbe essere quello di incanalare la tubazione che oggi sversa direttamente nel Fersina, farla correre lungo la pista ciclabile esistente lungo l’argine, per poi farla confluire di nuovo nella rete fognaria perginese. L’altra soluzione, quella che dovrebbe essere definitiva e risolutiva, a norma di legge, sarebbe quella di effettuare finalmente la divisione fra acque bianche e nere per tutta la Valle dei Mocheni, evitando di sovraccaricare il «collo di bottiglia» che si trova a Canezza.
«Stiamo parlando della salute delle nostre acque - conclude Simone Petri - che dovrebbe meritare la massima attenzione, in quanto un problema analogo sorge nei pressi di Civezzano. Se poi pensiamo alle condizioni del Rio Silla, per il quale sono le analisi a certificare che è troppo inquinato, le acque del Fersina non stanno poi così bene».
Informato del fatto, il comandante della Polizia Locale, Flavio Lucio Rossio, si è subito interessato alla questione: «Mi attiverò immediatamente per approfondire il caso - ci ha detto - perché la salvaguardia ambientale, tema che mi sta particolarmente a cuore per formazione professionale, deve essere di primaria importanza».