Shop Center Valsugana aperto il lunedì mattina La domenica chiuso dal dpcm

di Giorgia Cardini

Porte aperte e serrande alzate ieri mattina dalle 9, allo Shop Center Valsugana: per la prima volta dalla sua inaugurazione, avvenuta vent'anni fa, il centro commerciale ha stabilito che il lunedì mattina le luci non saranno più spente.

Una decisione assunta dopo l'imposizione della chiusura domenicale, una delle misure stabilite nei giorni scorsi per cercare di contrastare in qualche modo la diffusione di una pandemia che pare senza limiti. Chiusura che costa, in termini monetari, ma non solo.
«Ormai - spiega il direttore dello Shop Center Marco Morelli - eravamo l'unico centro commerciale in tutta Italia a osservare mezza giornata di chiusura, ma a fronte dell'ultima ordinanza provinciale che ci ha imposto il riposo domenicale, abbiamo deciso di aprire il lunedì mattina».

Lo Shop Center, insieme al Centro Europa di Civezzano, aveva vinto l'11 settembre il ricorso contro la discussa legge provinciale che imponeva la chiusura domenicale nei comuni considerati non turistici: una legge di fatto "ritirata" a inizio ottobre, con la decisione di considerate tutti i paesi trentini come a vocazione turistica. Un mese e mezzo di affari, poi il nuovo stop da domenica 1° novembre: «Ma la situazione ora è diversa. Quella era una legge ordinaria, secondo noi illegittima; questa è una ordinanza motivata dall'emergenza sanitaria», davanti alla quale non si può che cedere il passo ad esigenze ovviamente prioritarie rispetto a quelle commerciali.

Ma come ha lavorato quest'anno lo Shop Center? «Bene - risponde il direttore -, almeno fino a una settimana fa. Certo, l'andamento non può essere quello degli anni scorsi, avendo avuto due mesi di chiusura totale per il lockdown primaverile. Ma da giugno fino ad ora le cose sono andate molto bene, con almeno quattro mesi di fatturati in linea con quelli del 2019 sia per gli alimentari che per l'abbigliamento e altre tipologie commerciali. Le presenze sono un po' diminuite, sull'ordine del 10-12%, ma incrociando questo dato con quello delle vendite, si può dire che abbiamo registrato meno afflusso di persone che non acquistavano».

Insomma, ora al centro commerciale si va per comprare qualcosa, non solo per fare due passi come un tempo: «Da come eravamo messi in marzo e aprile, non avremmo mai detto che sarebbe andata così bene. Quanto al numero di negozi aperti, dopo il lockdown sono rimasti chiusi solo il centro abbronzatura e il bar al piano terra, che però ora sta per riaprire come Bistrot 1882, un franchising del Caffè Vergnano, mentre anche al primo piano siamo in trattative con una catena nazionale di abbigliamento e alla rotonda, tra le scale mobili, aprirà un negozio di accessori per smartphone».
Cosa ci si aspetta, dal nuovo Dpcm in maturazione in queste ore? «Non sono ottimista, temo che ci faranno chiudere il sabato».

Ma non è comprensibile, una cautela in più sui centri commerciali? Come possono garantire, il distanziamento necessario? «Nei centri commerciali affluisce tante gente, ma c'è anche tanto spazio. E il protocollo di gestione Covid è severissimo, contemplando una persona ogni 10 mq. Noi che abbiamo a disposizione 18.000 mq tra negozi e spazi comuni, potremmo avere 1.800 visitatori in contemporanea».
Una cifra raggiunta? «Sì, dieci anni fa quando in tutta la regione e anche oltre eravamo aperti solo noi e in certe domeniche di maltempo e freddo arrivavamo a contare anche 26-27 mila ingressi. Ora, nelle stesse giornate, al massimo arriviamo a 13-14 mila persone. E comunque, se servisse, potremmo utilizzare un contapersone per stabilire gli accessi».

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