Olimpiadi a Piné, il sindaco Santuari: "Vi spiego perché il palazzetto non sarebbe uno spreco"
Prosegue il dibattito in vista dei giochi olimpici
Una struttura olimpica sostenibile nell’impatto ambientale e nei costi strutturali e di gestione, e tale da valorizzare tradizione e competenza spesso dimostrata in eventi e risultati della velocità su ghiaccio.
Il sindaco di Baselga Alessandro Santuari, ingegnere ambientale e già atleta del pattinaggio velocità, ha preso carta e penna per intervenire sulle voci, più o meno fondate, che vorrebbero vedere le gare olimpiche del pattinaggio velocità (ben 16 i titoli in palio) spostate dall’Ice Rink Pinè a una futuribile location milanese.
«Non voglio soffermarmi su possibili “giochi” politici o intrecci, ma sulle motivazioni alla base della scelta di prevedere le gare olimpiche sulla pista pinetana (ipotesi fissata nel masterplan e dossier alla base della vittoria della candidatura italiana di “Milano-Cortina 2026”) - scrive Santuari -. Una struttura che valorizzerebbe una location storica del pattinaggio velocità, che da oltre mezzo secolo ha fatto crescere campioni mondiali ed olimpici, organizzato decine di manifestazioni internazionali e nazionali, può contare sull’attiguo palazzetto coperto, ed è già centro federale degli sport del ghiaccio».
Quali le caratteristiche della nuova struttura?
«Si prevede una pista coperta e rinnovata con una capacità di 5.000 posti, e con spazi adeguati per allenamenti, spogliatoi e competizioni. Un struttura posta a 1.030 metri di quota, che diverrebbe la più alta d’Europa (l’unica a sud delle Alpi) garantendo periodi d’allenamento in altura e tempi record di sicuro spessore, collocata in una comunità da sempre legata al pattinaggio, e che saprà dare continuità all’impianto anche dopo l’evento olimpico».
Una struttura costosa, però, sia per la realizzazione che per la gestione.
«Sono state fatte tante cifre e numeri (si è parlato di 37 milioni di euro, ndr). Non vogliamo dar vita ad un impianto faraonico difficile da gestire nel tempo: il movimento del pattinaggio italiano non a nulla a che vedere con quello olandese, canadese o del sud-est asiatico. I costi finali dipendono dal progetto che si andrà a realizzare: per questo pensiamo ad una struttura sostenibile, che riqualifichi l’esistente (cui serve un’urgente manutenzione) e che si presti all’utilizzo di altri sport e discipline (atletica, campi coperti pe volley, basket, calcio a cinque). Un investimento destinato a durare nel tempo (40-50 anni) e che darà futuro all’attuale centro federale».
Possibile pensare a una pista scoperta?
«Questa soluzione oggi non è compatibile con i regolamenti della federazione internazionale (ISU), ma va contro razionalità e sostenibilità. Né i 1.000 metri slm di Piné (con neve e ghiaccio) né il clima umido e piovoso di Milano (tra nebbia e smog) appaiono condizioni ideali per garantire regolarità e degna cornice alle future gare olimpiche».
Grande opportunità, ma sostenibile?
«L’evento olimpico è un’ottima opportunità per il rilancio e la riqualificazione del Trentino, un evento al quale il territorio, e il suo comparto turistico provato dalla pandemia, sta puntando con fermezza a fronte di una profonda crisi economica sociale: Milano è comunque coinvolto nell’evento olimpico (con gare di hockey, pattinaggio artistico, short-track). Lo spirito olimpico spunta su sport e sviluppo diffuso con scelte veramente sostenibili e non destinate a “sfruttare” l’evento. Baselga e il Trentino attendono questo evento, e sono in grado di realizzare un impianto sportivo che sappia tutelare territorio, storia e sviluppo condiviso. Mettiamo al primo posto sostenibilità e valori sportivi, non sottostando solo a meri interessi economici».