Bombe nel lago di Caldonazzo, a San Cristoforo arrivano gli artificieri della Marina militare
Il ricordo cdi Giorgio Salomon: «I tedeschi ne abbandonarono moltissime, quando ero bambino ci giocavamo, ce n’erano persino sugli alberi»
Il CASO San Cristoforo, ordigni di guerra nel lago: tutto ok per le spiagge
SAN CRISTOFORO. Saranno gli artificieri della Marina militare, nei prossimi giorni, a recuperare gli ordigni bellici inesplosi e scoperti domenica pomeriggio nelle acque del lago di Caldonazzo, a San Cristoforo. I militari, esperti in questo tipo di operazioni subacquee, oltre a mettere in sicurezza e quindi riportare a galla le quattro bombe (risalenti sia alla prima che alla seconda guerra mondiale), scandaglieranno anche i fondali del luogo del rinvenimento alla ricerca di eventuali altri ordigni.
Nel frattempo, tutta l'area interessata, anche dello specchio d'acqua, rimane transennata ed interdetta, per ovvi motivi di sicurezza.Ma le acque del lago di Caldonazzo, secondo le testimonianze, potrebbero celare ben più di quattro ordigni.
A raccontare com'era la situazione a pochi anni dalla fine del secondo conflitto mondiale è Giorgio Salomon, giornalista e fotografo che ha narrato a parole e immagini la storia del Trentino recente: «Quando ero piccolo - racconta - fra i 7 ed i 10 anni con la famiglia andavamo in ferie sempre sulle sponde del lago di Caldonazzo, soprattutto verso Valcanover. Si parla di settant'anni fa. Mi ricordo che con il gruppo di bambini riempivamo addirittura le carriolette che usavamo per giocare con i proiettili di fucile o mitragliatrice che raccoglievamo dalla spiaggia, da tanti che ce n'erano. Poi, da monelli che eravamo, li mettevamo in fila sulle rotaie della vicina ferrovia, che passando li faceva scoppiare che sembrava proprio di essere in guerra. Avevamo comunque l'accortezza di ripararci più in basso e in direzione opposta a quella del proiettile, anche se i macchinisti dei treni si arrabbiavano un sacco».
Ricordi d'infanzia che comunque raccontano di sponde e acque letteralmente invase da materiale bellico, abbandonato dai soldati dell'esercito tedesco in fuga, negli ultimi istanti di guerra. «Ricordo anche - prosegue Salomon - che nei masi fra San Vito e Santa Caterina, su di un albero per diversi anni rimasero appese tre bombe da mortaio dello stesso tipo di quelle emerse nei giorni scorsi. Mi incutevano timore, per quelle alette che avevano dietro. Poi non le vidi più, ma sicuramente tutta quella zona, per la vicinanza con la strada e la ferrovia che all'epoca erano l'unico collegamento attorno al lago, era e probabilmente è ancora piena di ordigni. Secondo me, oltre al recupero di quanto emerso domenica, andrebbe fatta una vera e propria battuta di bonifica di quel tratto di lago».