Carlo Argentieri porta «Ingarda» in tribunale
Un contratto «disdetto unilateralmente» e svariato materiale fotografico, oltre che «grafico-informativo», usato senza autorizzazione del titolare. Sono queste le contestazioni che hanno dato il là alla causa civile intentata contro «InGarda spa», l'azienda di promozione turistica del Garda trentino, dall'associazione «GardaOnBike Sport and Tourism» e del suo legale rappresentante Carlo Argentieri, figura molto nota in tutto l'Alto Garda e nel mondo delle due «ruote grasse». Il 10 luglio, in piena stagione turistica, è fissata la prima udienza in tribunale a Rovereto
Un contratto «disdetto unilateralmente» e svariato materiale fotografico, oltre che «grafico-informativo», usato senza autorizzazione del titolare.
Sono queste le contestazioni che hanno dato il là alla causa civile intentata contro «InGarda spa», l'azienda di promozione turistica del Garda trentino, dall'associazione «GardaOnBike Sport and Tourism» e del suo legale rappresentante Carlo Argentieri, figura molto nota in tutto l'Alto Garda e nel mondo delle due «ruote grasse» (l'associazione è tra l'altro socia di InGarda dal 2004). Il 10 luglio, in piena stagione turistica, è fissata la prima udienza in tribunale a Rovereto. La richiesta di risarcimento danni complessiva ammonta a 110 mila euro, «soldi comunque che se il tribunale ci riconoscerà - fa sapere Argentieri - verranno destinate ad attività ed opere sportive di pubblica utilità già previste nel nostro statuto e/o ad altre associazioni sportive con gli stessi nostri fini statutari».
È stato lo stesso Carlo Argentieri ieri a render nota la vicenda con una lettera inviata ai sindaci di Riva, Arco, Dro, Drena, Tenno e Nago-Torbole e al presidente dell'Unione Enzo Bassetti. «Siamo pronti anche ad un confronto pubblico documenti alla mano - scrive nella lettera Argentieri - I fatti agli atti, tutti verificabili (anche) dalla visione di documenti e scritti prodotti dalla stessa Ingarda, sono li a chiedere spiegazioni; e se i responsabili di Ingarda non vi hanno finora informato di niente, ci pensiamo noi a farlo perché si tratta anche di soldi di tutti i cittadini contribuenti, essendo la società a maggioranza di capitali pubblici».
La vicenda risale al 2010, precedente gestione guidata dall'ex presidente Enio Meneghelli. In pratica, come si legge nell'atto di citazione, nel marzo di quell'anno GardaOnBike e InGarda stipulavano un contratto di collaborazione di durata biennale, avente ad oggetto la "bacheca multisport", «ossia una iniziativa volta alla realizzazione di una rete fra operatori turistici (soprattutto albergatori) e fornitori di servizi "outdoor". Con il predetto contratto, GardaOnBike si impegnava a svolgere una serie di attività sportive - escursionistiche, nel periodo compreso tra il 1° aprile ed il 31 ottobre 2010, a favore dei compartecipanti dell'attività "bacheca multisport"». Per un importo annuo di 28.800 euro. In quell'anno partecipano al progetto 26 alberghi della zona, con un totale di circa 900 iscritti. «Dati - si legge ancora nell'atto di citazione - che venivano presentati da GardaOnBike nella riunione del 29 ottobre 2010 e che venivano accolti da InGarda con soddisfazione». Per l'anno successivo InGarda decide di inserire «rilevanti modifiche rispetto all'anno precedente» e gli aderenti, afferma ancora Argentieri, calano da 26 ad 8. Nasce qualche frizione e il 1° dicembre 2010, con lettera raccomandata, InGarda spa fa sapere che le parti sciolgono «di comune accordo - si afferma ancora nell'atto di citazione - il contratto di collaborazione per cause alle stesse non imputabili e per le mutate condizioni contrattuali, considerato il numero esiguo degli operatori turistici alla data di scadenza fissata per l'adesione al progetto». Per il 2011, ovviamente, il contratto non viene rispettato e a questo si aggiunge il prospettato uso da parte di «Ingarda spa» di materiale fotografico e informativo di proprietà dell'associazione «GardaOnBike», senza ovviamente l'autorizzazione di quest'ultima. Cosa che configurerebbe tra l'altro il reato di «plagio». Metti tutto insieme ed ecco la richiesta di risarcimento danni di 110 mila euro. Sulla quale ora dovrà dire l'ultima parola il giudice del tribunale.