Agenzia Entrate di Riva, 3.100 «no» contro chiusura
Più di tremila firme (3.100 per la precisione) di altrettanti cittadini dell'Alto Garda e Ledro per gridare «no», con decisione e cognizione di causa, alla chiusura della sede di Riva dell'Agenzia delle Entrate. «Un risultato clamoroso» hanno commentato ieri al termine dell'assemblea sindacale coi lavoratori di viale della Liberazione i segretari di categoria
RIVA - Più di tremila firme (3.100 per la precisione) di altrettanti cittadini dell'Alto Garda e Ledro per gridare «no», con decisione e cognizione di causa, alla chiusura della sede di Riva dell'Agenzia delle Entrate. «Un risultato clamoroso» hanno commentato ieri al termine dell'assemblea sindacale coi lavoratori di viale della Liberazione i segretari di categoria Luigi Diaspro (Fp-Cgil), Giuseppe Pallanch (Cisl-Fp) e Giuseppe Vetrone (Flp-Uil) annunciando che il prossimo passo sarà la consegna formale delle firme raccolte in meno di due mesi al direttore generale dell'Agenzia delle Entrate Attilio Befera. «I cittadini hanno sostenuto con convinzione le ragioni dell'iniziativa rivendicando - affermano sindacati e lavoratori - il diritto di opporsi a scelte che sviliscono il senso del servizio pubblico alla comunità».
La chiusura della sede rivana (17 dipendenti, un bacino d'utenza di 50 mila abitanti con servizi anche per i territori di Malcesine e Limone, il secondo ufficio del Trentino in termini di quantità di atti pubblici lavorati) è prevista dalla cosiddetta «spending review» che individua due discriminanti essenziali per la sopravvivenza o meno di detti uffici. Avere più di 30 dipendenti e il venir meno dei costi di «locazione passiva», nel caso specifico quelli degli uffici di Palazzo S. Francesco, di proprietà del Comune di Riva.
Dal confronto con amministrazioni locali e Comunità di Valle, questo secondo elemento è stato superato alla luce della disponibilità dell'ente pubblico ad accollarsi in toto il costo di locazione (45 mila euro annui che entrano nelle casse di Palazzo Pretorio), per giunta con la proposta dei sindaci di Malcesine e Limone di far fronte anche alle future spese ordinarie di gestione. E la stessa Comunità di Valle si è assunta l'impegno ad investe ufficialmente della questione rivana il presidente della giunta provinciale Ugo Rossi, tramite una lettera che «però al momento non ci è ancora stata trasmessa». «In questo quadro - sottolineano le organizzazioni sindacali - la paventata chiusura della sede di Riva del Garda risulta del tutto ingiustificata, posto che le uniche spese sostenute, quelle di locazione, verranno sopportate dai Comuni interessati».
Una strada, ha ricordato Luigi Diaspro della Cgil Funzione Pubblica, già percorsa con successo in altre piccole realtà come nel caso di Atri, poco più di 11 mila anime, piccolo comune abruzzese in provincia di Teramo. «La mobilitazione dei cittadini e le firme raccolte in queste settimane - ha aggiunto Giuseppe Pallanch, della Cisl Fp - dimostrano la necessità di mantenere questo servizio sul territorio. E che sarebbe un errore molto grave eliminare un presidio importante di legalità e tutela del servizio pubblico. I lavoratori della sede di Riva non sono uno spreco di risorse, sono un valore aggiunto. Gli sprechi forse sono altrove e anche per questo vorremmo capire qual'è il piano industriale che detta certe decisioni e se esiste un piano industriale serio per analizzare ciò che è spreco vero e ciò che non lo è».
Pallanch, Diaspro e Vetrone hanno poi posto l'accento sulla trattativa in corso Stato-Provincia per la delega di funzioni. Un «passaggio epocale» che dovrebbe chiudersi nei prossimi mesi ma che deve prevedere sin da subito, da parte della giunta provinciale e del suo presidente Rossi, «un'interlocuzione preventiva con le organizzazioni sindacali e i rappresentanti dei lavoratori». «Finora non ci hanno voluto ascoltare - ha sottolineato Vetrone - Perseverare in questo atteggiamento è un gravissimo errore nei confronti dei lavoratori e provoca un danno a tutta la comunità».