«Grazie di cuore a chi mi ha salvato»
Le bella lettera di don Aurelio Cimadom, salvato dall'incendio di casa sua
Dopo essere stato salvato dall'incendio di Riva del Garda che ha colpito la sua casa, don Aurelio Cimadom scrive all'Adige per ringraziare i vigili del fuoco, i carabinieri e tutte le persone che gli sono stati vicino in questi difficili giorni. Ecco la lettera.
«Carissimo direttore,
mi permetta di esprimere sull'Adige un grazie cordiale a tutti coloro che mi sono stati vicini in seguito all'incendio che ha colpito la mia casa. Posso dire che la mia vita è racchiusa fra due episodi drammatici. Avevo un anno e mezzo il 6 gennaio del 1931, quando bruciava la casa paterna, e, due mesi dopo, mio padre Giovanni a 29 anni moriva di crepacuore. Lasciava mia madre Augusta, di 26 anni, con tre figli. Ma con tanta fede, sicura che Dio non manda le disgrazie, come ci diceva sempre, manda la forza per sopportarle e tante persone buone per aiutare. Ora ho 86 anni. Rivivendo la stessa situazione di mia madre, ho potuto constatare quanto fosse vera la sua convinzione che Dio manda gli aiuti per superare le difficoltà attraverso le persone buone. Persone buone io ne ho trovate molte e moltissime continuano a farsi sentire.
Ma non posso dimenticare quei due carabinieri che mi hanno strappato con forza dal fuoco e dal fumo. Senza di loro non sarei qui a scrivere. Poi, il mio grazie va ai vigili del fuoco di Riva del Garda. L'attributo «volontari» che li distingue e li qualifica si è visto nella loro totale abnegazione e gratuito altruismo. Nonostante il fumo intenso, hanno salvato alcune cose, che mi hanno consegnato senza accettare da me il minimo compenso. E voglio unire al mio grazie tutte le persone del condominio che mi sono state vicini in quei primi tragici momenti. Non faccio nomi per non far torto a nessuno. Non posso però evitare di fare il nome di Mariano Frizzera e figlio, sia per essere stati i primi a dare l'allarme, e sia per aver offerto a molti, gratuitamente i prodotti del loro negozio. A tutti coloro che mi sono stati vicini nelle ore successive, non avrà mai parole bastanti a dire loro grazie. Ora mi trovo nella mia «vecchia casa» di Bolognano accolto con vero affetto umano e religioso dai miei confratelli dehoniani. Anche a loro il mio grazie».