Richiesto risarcimento di 11mila euro per un ramo che colpì una bambina
La tesi della difesa è semplice: «È stato un caso fortuito, impossibile da prevedere». Previsioni che sono oggettivamente difficili non tanto nei fenomeni in quanto tali, quanto semmai nella loro particolare violenza e nelle conseguenze che possono comportare. È la proprio la cronaca di queste ore ci dice però che a forza di ritenerli «casi fortuiti», l'Italia cade a pezzi e conta le vittime quando dal cielo si scarica un po' più d'acqua del previsto.
Il caso in questione non è assolutamente paragonabile ad alcuni fatti di cronaca legati al maltempo che si sono verificati proprio in questi giorni, ma per un padre che ha visto la morte sfiorare la figlioletta di un anno e mezzo lo shock è altrettanto forte. E difficile da digerire e dimenticare. E forse anche per questo lo stesso genitore ha deciso di rivalersi sul Comune, quello di Riva nella fattispecie, citandolo in giudizio e chiedendo un risarcimento danni di 11 mila euro.
Il fatto di cronaca che ha dato origine a questo strascico giudiziario è avvenuto nel tardo pomeriggio dell'11 maggio dell'anno scorso. Improvvisamente su tutto l'alto lago e su Riva in particolare si abbatte un violento nubifragio, con grandine e vento che lasciano il segno e costringono i Vigili del Fuoco a lavorare per ore sino a tarda notte. Eros Pes Serafino sta facendo ritorno alla sua auto spingendo il passeggino nel quale si trova la figlioletta. La macchina è parcheggiata nel piazzale a pagamento di viale Damiano Chiesa, a fianco della Cassa Rurale. L'uomo ha appena raggiunto l'auto e sta caricando la piccola in macchina quando un grosso ramo si stacca dalla pianta sovrastante, colpisce di striscio lui e sfonda il tettuccio del passeggino. La bambina viene colpita in testa ma, bernoccolo a parte, non sembra nulla di particolarmente grave. I successivi accertamenti al pronto soccorso evidenziano però un'ematoma parietale e soprattutto una frattura cranica composta (qualcosa di più di un trauma cranico) che richiede alcuni giorni di assoluta immobilità e tranquillità. Chi aveva la responsabilità di verificare la tenuta e la sicurezza di quei rami? Il Comune, secondo l'accusa. E da qui è partita la causa che nelle prossime settimane arriverà sul tavolo dei giudici del tribunale di Rovereto.