Estorsione, vertici Azzolini a processo
I vertici della «Azzolini Costruzioni Generali spa», una delle imprese più note non solo dell’Alto Garda ma di tutto il Trentino, compariranno il prossimo 27 maggio davanti al collegio giudicante del Tribunale di Rovereto in dibattimento pubblico per rispondere dei reati di «estorsione», «violenza privata», «minacce» e «truffa aggravata» nell’ambito dell’inchiesta avviata due anni or sono dal sostituto procuratore Fabrizio De Angelis (con il supporto di guardia di finanza e carabinieri) che ha fatto emergere quello che gli stessi inquirenti hanno definito «un vero sistema intimidatorio» messo in atto ai danni di numerose piccole imprese sparse in tutta la provincia e che lavoravano per l’azienda arcense.
Il gup del tribunale di Rovereto Michele Cuccaro ha accolto la richiesta della Procura e fatte salve alcune eccezioni ha disposto il rinvio a giudizio di Luca e Marino Azzolini, il primo socio e amministratore di fatto, il secondo socio e amministrazione unico della «Azzolini Costruzioni Generali spa».
Hanno scelto invece il rito abbreviato le due imputate minori, indagate per un episodio di truffa ai danni dell’Inps (che nel frattempo è stato risarcito dalla Azzolini Costruzioni Generali), che torneranno davanti al gup di Rovereto circa un mese prima dei fratelli Azzolini.
Stralciata la posizione di Marino Azzolini per il capo d’imputazione che si riferisce al fallimento «Stimolo Costruzioni srl»: la difesa ha eccepito la competenza territoriale e in questo caso il gup le ha dato ragione disponendo che il giudizio avvenga a Trento. Nella precedente udienza a novembre il giudice aveva ammesso la costituzione quali parti civili (e quindi lese) di otto aziende trentine che negli anni hanno lavorato come subappaltatori della Azzolini spa.
Otto aziende che in quella sede, e così sarà anche in dibattimento, hanno chiesto un risarcimento danni di carattere patrimoniale attorno al milione di euro. Aziende che vantavano nei confronti della ditta discreti crediti ma che per sperare di vedere i loro soldi e poter continuare a lavorare sarebbero dovute sottostare ad un vero e proprio «sistema estorsivo».
Firme su documento in bianco che servivano a documentare lo stato solo presunto di avanzamento lavori (e quindi farsi pagare dalla stazione appaltante, compresa Provincia e Comuni) e acquisizione forzata di appartamenti ad un prezzo superiore rispetto a quello di mercato. L’inchiesta è partita verso la metà del 2013, e si basa su testimonianze (all’unisono), acquisizioni di documentazione e perizie sul valore degli immobili che i vertici della «Azzolini Costruzioni Generali spa» (i fratelli Luca e Marino Azzolini) volevano che i creditori acquistassero.
Complessivamente i capi d’imputazione relativi al reato più grave, l’estorsione, sono 12. E il sistema, secondo i racconti e le carte documentali acquisite dagli inquirenti, sarebbe andato avanti per anni, almeno dal 2007 al 2014. In base alle contestazioni della Procura, la posizione più delicata sembra essere quella di Luca Azzolini al quale vengono contestati 11 dei 12 casi di estorsione mentre in un episodio lo stesso Luca avrebbe agito in concorso con il fratello Marino.