Due anni da sindaco per Betta, ora la difesa dell'ospedale di Arco
Qualche capello bianco in più, meno serenità e meno tempo per la famiglia (che intanto è cresciuta) ma lo stesso orgoglio e la stessa passione con la quale proprio due anni fa - si votava il 9 marzo 2014 - ha accettato il ruolo di primo cittadino arcense, forte del 69% dei consensi.
Due anni che Alessandro Betta, sindaco di Arco, ricorderà per sempre, anche per i molti scogli incontrati, superati, aggirati.
Il più eclatante è stato il caso «ex Argentina», tra polemiche, denunce, esposti e infine l’inchiesta della Procura. Il sindaco Betta, potendo, comprerebbe un alloggio all’Olivenheim?
«In questo momento ho in custodia un bel numero di appartamenti all’Olivenheim, che non vedo l’ora di restituire. E quindi sto molto bene nella mia Bolognano».
Il parziale stop alla «Variante 14» imposto dalla Provincia. La «Variante 15» prenderà atto di quelle osservazioni o cercherà di superarle?
«Per realizzare una variante rispettosa degli intenti della perequazione, ci siamo affidati al parere di due tra i massimi esperti in materia e pertanto la Variante 15 dovrà superare quelle osservazioni».
Una tra le battaglie più eclatanti del sindaco è stata quella sull’ufficio postale di Bolognano. Era una battaglia contro i mulini a vento?
«Probabilmente sì, ma credo che vi siano delle battaglie che vanno combattute comunque, quantomeno per dimostrare che non si è una Comunità che subisce passivamente le scelte calate dall’alto. In futuro magari riusciremo a ripristinare il servizio con qualche soluzione anche diversa».
Buona parte dell’opinione pubblica è per la difesa dell’ospedale «senza se e senza ma». La giunta Betta è apparsa più prudente e improntata a ragionamenti di “sistema” ospedaliero. Cosa pensa di un reparto ostetricia in cui è ammesso nascere solo in orario di ufficio e nei giorni feriali?
«La salute è la priorità di ciascuno. Gli amministratori devono quindi garantire le migliori condizioni di accesso ai servizi per tutti i cittadini. Proprio in questi giorni, nella giunta congiunta Arco-Riva, abbiamo parlato dell’ospedale concordando le seguenti necessità di base del territorio. La prima cosa fondamentale è un pronto soccorso di qualità; una diagnostica di base che soddisfi le esigenze primarie della popolazione; il mantenimento di un’eccellenza, che sia punto di riferimento, come la P.M.A. Quindi potrebbe avere senso mantenere il punto nascite, che nel suo funzionamento renderebbe ancor più operativa l’intera macchina ospedaliera. Risulta evidente che la funzionalità di reparti come pronto soccorso e punto nascite deve essere garantita sulle 24 ore».
Già alla fine della precedente amministrazione Mattei la riorganizzazione viabilistica arcense (Pum e rondò) era al centro di opinioni molto diverse. L’ipotesi referendum popolare è rientrata grazie all’impegno del sindaco di affrontare la questione. Qual è la soluzione che adotterà la giunta Betta, e quando se ne vedranno gli effetti?
«Di questa complessa tematica si occupa il vicesindaco Stefano Bresciani, che ha svolto un importante lavoro con la commissione Pum. I risultati avranno effetto nei prossimi mesi. Tali soluzioni viabilistiche ricalcano nella sostanza l’attuale impianto, mentre le novità attendono ulteriori verifiche e autorizzazioni. Anche sulla viabilità cercheremo di confrontarci con i comitati e i residenti, anche se non possiamo accontentare tutti, ma sentire il parere di molti è importante».
L’ex Quisisana. L’amministrazione ha cambiato idea sulla funzionalità finale che quella struttura dovrà avere. Qual’è il pensiero definitivo? Non c’è modo di convincere i cugini rivani a lasciar fare il teatro in quel di Arco?
«Innanzitutto è prioritario che il cantiere di Arco riparta. Successivamente sarà molto importante dialogare con l’amministrazione di Riva affinché le due strutture non siano dei doppioni, ma invece delle realtà complementari».
Il caso Veronesi - che secondo alcuni non avrebbe potuto fare il presidente dell’Amsa perché ex amministratore - si è risolto con il via libera della stessa Autorità nazionale, anche se i poteri operativi del presidente sono limitati. Non c’era soluzione migliore?
«La scelta dell’attuale cda è frutto di diverse valutazioni, iniziate dall’analisi approfondita dei curricula pervenuti. Trattandosi di un gruppo di persone che deve lavorare in sinergia, e potendoli oggi vedere all’opera, si ritiene di aver effettuato una buona scelta, poi chiaramente ciascuno avrà una sua idea, come accade nei dopo partita, dove vi sono migliaia di allenatori che avrebbero effettuato altre scelte».
In fase di rinnovo dei vertici della Comunità di valle, il sindaco Betta chiese esplicitamente la conferma nel suo ruolo del presidente uscente Salvador Valandro. Unica alternativa concepita la presidenza ad un arcense. Non è arrivata né l’una né l’altra. Come sono quindi i rapporti con la nuova giunta di Comunità?
«In nome dell’alternanza, avrebbe quindi certamente senso che alla presidenza vi fosse un arcense. Intanto però dobbiamo ringraziare i nostri tre consiglieri eletti, che si impegnano, congiuntamente con il vicepresidente, a tenere saldi e fruttuosi i rapporti con la Comunità di Valle».
Il caso «Via Pacis», l’associazione di solidarietà internazionale che ha ricevuto dalla Provincia 1,2 milioni di euro anche grazie al riconoscimento di interesse pubblico sancito dalla giunta Betta. Se Betta fosse presidente della Provincia quanto avrebbe stanziato per «Via Pacis»?
«Nulla, poiché non sono presidente della Provincia. Inoltre la questione non è così semplicistica. Vi sono leggi e regolamenti che sanciscono le assegnazioni una volta stabilite le priorità, ma è evidente che chi è sul gradino più alto è il bersaglio di tutto».
Il parco alle Braile, il centro giovani di Prabi, la ciclabile a sbalzo sul Sarca. Il primo è stato inaugurato ma è incompleto. Il secondo è stato inaugurato ma la gestione ha preso avvio con un anno di ritardo, la terza si è bloccata per un ricorso al Tar. Eccesso di ottimismo o eccesso di sfortuna? Su altri interventi invece le cose sono andate decisamente meglio. Cosa fa la differenza tra un progetto che va in porto e un altro che fa più fatica?
«Chi si trova a guidare un’amministrazione deve sempre vedere il bicchiere mezzo pieno. La sfortuna fa poi parte del cammino di ciascuno di noi. Credo che non vi siano opere facili. Il parco delle Braile sta procedendo secondo i nostri obiettivi, per gradi, stiamo arrivando alla sua conclusione (punto ristoro, servizi e assegnazione orti). Sul centro giovani la burocrazia ed eventi negativi (difficoltà: economiche per le ditte e di capitale umano per la gestione) hanno rallentato l’apertura, ma oggi finalmente è realtà. La ciclabile invece era una chimera, dicevano fosse impossibile da realizzare. Oggi, nonostante un ricorso in atto, sembra che il sogno, da impossibile, possa trasformarsi in realtà. In sincerità, per questi primi due anni sono soddisfatto di quanto abbiamo realizzato, nonostante qualche polemica. Tangibilmente le cose fatte in questi anni sono molte: pavimentazione dei centri storici, adeguamento sismico degli edifici scolastici, nuovo rifugio animali e area sgambatura cani sul Sarca, asilo nido delle Braile, nuova caserma vigili del fuoco e sede Nu.vol.a., centro giovani Cantiere26 e molto altro ancora».
Una dirigente di una pubblica amministrazione che va sotto casa di un consigliere provinciale a chiedere conto di un atto politico (un’interrogazione) non si era mai vista. Se un giorno, suo malgrado, capitasse qualcosa del genere a Betta consigliere provinciale, come reagirebbe?
«Sicuramente ascolterei le sue ragioni, ma mi auspico di non produrre mai interrogazioni o atti che entrino eccessivamente nel personale. Credo che un buon amministratore debba avere la tendenza a ridurre la conflittualità e non certo ad alimentarla. In caso di illeciti, il compito spetta alla magistratura, non certo alla politica che, se informata, di presunte illegalità deve sottoporle agli organi competenti».
C’è anche chi ha criticato il sindaco per il suo look spesso informale. In politica - anche a livello locale - quanto conta l’apparenza, la formalità, la cravatta?
«Spesso si prende ogni attacco sul personale. Prendersi del tempo per riflettere è ancora l’arte di pochi: abbiamo due orecchie per ascoltare e una bocca sola per parlare, eppure quest’ultima prende spesso il sopravvento. Evidentemente per alcuni il look conta molto. Siamo in una società che giudica l’apparenza e non la sostanza: io ritengo che sia meglio essere che apparire».
Il sindaco Betta è stato tra i primi sostenitori del comune unico in Busa. Ledro ha già fatto, Dro e Drena faranno presto. Un pronostico secco: tra quanti anni Riva e Arco saranno uniti?
«Almeno vent’anni, ma spero di essere smentito, e quindi mi auguro molto prima».
Due anni di amministrazione senza rimpasti né scossoni in maggioranza. Arriverete a fine consigliatura con la stessa squadra di giunta e la stessa maggioranza?
«La vita è ciò che accade mentre stai programmando il futuro. In politica non esistono certezze. I ragionamenti sono sempre in corso e in futuro potranno portare anche ad alcuni aggiustamenti, ma finalizzati ad essere sempre concreti e al servizio del bene della nostra Comunità».
Arco era andata a votare prima per le dimissioni dell’ex sindaco Mattei. Un caso politico e personale di cui si è molto parlato senza mai chiarirlo del tutto. Con l’ex sindaco, di cui era vice, vi sentite ancora?
«Sì, ogni tanto ci sentiamo, c’è un bel rapporto. I tre anni al suo fianco sono stati molto formativi dal punto di vista manageriale e gestionale, visto che si tratta di un grande dirigente d’azienda».
Infine. Due anni esatti da quel 9 marzo 2014. Grande soddisfazione, grande responsabilità. A quali condizioni Betta si ricandiderebbe sindaco?
«In primis è necessario avere energie e stimoli personali, ma soprattutto poi una squadra di persone che ti sostenga in un cammino tanto impegnativo fatto di rapporti umani straordinari e importanti soddisfazioni».
VIDEOINTERVISTA AD ALESSANDRO BETTA CANDIDATO SINDACO
(a cura di Davide Pivetti, 6/3/2014)
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