Il baritono Nicola Ulivieri e la lirica col cellulare: fa il ladro bloccato dal virus
In questi mesi di blocco, per un cantante lirico abituato a girare per aria e per terra il mondo, lo stare forzatamente a casa, che non sia per meritato riposo o per indisposizione, comporta una serie di problemi: mancanza di costanza nella pratica vocale, contratti saltati, incertezza sulla ripresa, ma soprattutto sulla sua modalità, stagioni d’opera da riprogrammare, con spettacoli già allestiti e rimandati sine die.
Certamente la lunga pausa permette di recuperare tempo allo studio, nuovi ruoli in prospettiva di impegni già programmati a lunga scadenza: tenersi pronti, insomma, vocalmente per non trovarsi mai spiazzati in caso di chiamata improvvisa, per un ruolo da coprire inaspettatamente. E la chiamata improvvisa questa volta, in questo periodo da #iorestoacasa, è venuta da Novara dal Teatro Coccia per un progetto che banale non è: #Alienati, un’opera in smartworking, in modalità remota, ma definita in tutti i suoi aspetti, musica, libretto, parti, regia e costumi. Il tutto ripreso a casa propria.
Il cast di interpreti è formato da voci di altissima livello internazionale: il baritono e regista Alfonso Antoniozzi, psicologo, la nutrizionista è il mezzosoprano Daniela Barcellona, il ladro gentiluomo è il basso baritono arcense Nicola Ulivieri, la bella signora single è il soprano Jessica Pratt, la mamma insoddisfatta è il soprano Davinia Rodriguez, sulla scena con la figlia Sofia Frizza, il musicista è il tenore Luciano Ganci, in scena con il soprano Giorgia Serracchiani, lo chef il baritono Roberto De Candia. Si tratta di un gioco di ruolo con al centro del racconto uno psicologo che tiene le redini della vita di una nutrizionista, salutista vegana praticante yoga stressata e tradita, a sua insaputa, dal marito; un ladro gentiluomo svaligiatore d’appartamento professionista, adesso in crisi per mancanza di lavoro e in cerca di evasione (in tutti i sensi); una bellissima donna single costantemente alla ricerca dell’anima gemella da coinvolgere in aperitivi prolungati (tentata dal fascino pericoloso del ladro).
Il tutto in un intreccio di vite e l’arduo compito di mettere insieme tutti questi elementi è nelle mani del regista Roberto Recchia, su libretto del musicologo Vincenzo De Vivo, altrettanto famosache raccoglierà tutti i contributi audio e video, li mixerà assieme ad un’orchestra virtuale. L’aspetto scenico e l’abbigliamento dei protagonisti saranno studiati da Giuseppe Palella, famoso costumista. Ma la novità di “Alienati” non è solo questa. Al pubblico che assisterà all’opera tramite il sito del Teatro Coccia www.fondazioneteatrococcia.it , verrà data l’opportunità di scegliere il “destino” dei personaggi trovandosi di fronte a veri e propri bivi. La fruizione da casa rende gli spettatori anche protagonisti del racconto potendone decidere gli sviluppi.
Lasciamo che uno dei protagonisti, Nicola Ulivieri, in questo periodo stabile ad Arco, ci racconti di persona il progetto e la sua parte, scritta per bassobaritono, di ladro gentiluomo alle prese tra l’altro con una sua collega, altrettanto famosa, con la quale ha condiviso tanti palcoscenici.
Ciascuno partecipa con la propria identità e competenza vocale a questa piece teatrale?
«Vorrei partire con il presupposto che noi studiamo anni per fare in modo che la nostra “proiezione” vocale arrivi alle ultime file della platea e del loggione, ci impegniamo anno dopo anno per rendere al meglio l’interpretazione dei personaggi, pur mantenendo uno sguardo vigile sul direttore d’orchestra. Tutto questo e molto altro è il nostro mestiere. In poche parole “lo spettacolo dal vivo”. Detto ciò, gli amici di lunga data, il compositore Marco Taralli e sua moglie, la direttrice artistica del Teatro Coccia di Novara, Corinne Baroni (tra l’altro trentina), mi hanno proposto di far parte di questa “sperimentazione”, chiamiamolo “divertimento musicale” più che Opera. Si tratta di una divertente farsa sull’ sull’alienazione da reclusione
obbligatoria, un po’ quello che stiamo vivendo in questo momento tutto quanti noi. I personaggi più o meno eccentrici, si intrecciano fra loro attraverso videochiamate, un susseguirsi di duetti ed arie che comportano divertenti allusioni e fraintendimenti».
Quali sono state delle modalità di riprese per far sì che il progetto sia uniforme come tecnica, oppure ciascuno degli interpreti è stato lasciato a suo ingegno, con i sistemi in uso?
«Il fatto che ognuno di noi sia costretto a registrare e videoregistrare autonomamente e con i propri mezzi tecnologici, compreso il cellulare, darà più lavoro al montaggio ed editing finali... sarà un bel lavoro per il regista e il fonico. L’intento non è comunque quello di confezionare un prodotto dalle caratteristiche tecniche ineccepibili ma un qualcosa per tenerci vicino il nostro pubblico anche in questo difficile momento.
Certo non è la soluzione per mantenere in vita lo spettacolo, ma una delle tante sperimentazioni che contingenza e tecnologia ha permesso di creare».
Che tempi prevedi, da lavoratore dello spettacolo, perché si riesca a raggiungere ad una parvenza di normalità?
«Io, come tutti i miei colleghi impegnati e non in questi progetti di “evasione” (per dirla con le partile del mio personaggio, il ladro) siamo e restiamo cantanti d’Opera e l’Opera si fa in Teatro. Sono fiducioso che si riprenderà tutti a frequentare questi luoghi meravigliosi a breve. Ben vengano nel frattempo, nuove idee di vicinanza con il pubblico e di continuità per noi nell’uso dei nostri mezzi vocali».
Federica Fanizza
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