Madre e due figlioletti casa Itea a rischio
Situazione critica, le istituzioni di Riva si muovono
Una madre con due figli in tenerissima età sta per restare senza casa. L'appartamento Itea dove vive era della nonna, che lei assisteva perché affetta da Alzheimer. Ora la nonna è alla casa di riposo Città di Riva e l'Itea rivuole l'appartamento. «Dicono che non ho titolo per starci ma dove vado? - chiede a L'Adige - non posso permettermi un affitto di mercato; ho due figli piccoli... Dei funzionari sono venuti a dirmi che devo andarmene: spero non vogliano buttarmi in strada. Mi sono trasferita da mia nonna per assisterla perché ammalata».
Lei è sola, ma il problema è che, da quanto racconta, ha anche subito violenza di genere dall'ex marito, che ha anche denunciato; non trova lavoro, deve accudire i figli e con quel poco che riceve tra sussidi e contributi «pagherei - dice - volentieri l'affitto a Itea e le bollette ma proprio non riuscirei a pagarmi un canone normale da privati».
Del caso si è interessata la vicesindaca di Riva del Garda, Silvia Betta, che ha parlato con la donna e sta cercando una soluzione: «Stiamo lavorando con la cooperativa sociale Arcobaleno - ha detto la vicesindaca - per una convenzione grazie alla quale avere a disposizione alcuni appartamenti per emergenze come questa. Si tratterebbe di aspettare un mesetto, e che Itea permetta alla signora di stare in quell'appartamento fino a quando non ci sarà per lei una alternativa».
Il presidente di Itea, Salvatore Ghirardini, dal canto suo si è detto disponibile: «Fatto salvo che occorre rispettare le regole e che, in questo caso, visto che la nonna ha trasferito la sua residenza alla casa di riposo, si tratterebbe, da parte della nipote di una occupazione abusiva; voglio dire però che Itea c'è per dare una mano. In questo caso, quindi, basta che la Comunità di valle, che gestisce le assegnazioni degli alloggi, ci faccia, come è possibile fare, una richiesta in deroga per dare la possibilità alla signora di restare in via transitoria fino alla soluzione alternativa e comunque per un massimo di tre anni».
La Comunità di valle Alto Garda e Ledro, che segue la signora con i Servizi sociali, per bocca del commissario Gianni Morandi si è detta disponibile a occuparsi del problema: «Nel caso specifico - ha detto Morandi - se ci sono i presupposti, come sembra, si può procedere, soprattutto perché, senza prevaricare il diritto di altri, qua ci sono delle priorità rispetto alla vita dei minori; in fin dei conti si tratta solo di congelare la situazione fino a quando si troverà l'alternativa».