I ristoratori della Busa: «Una mazzata, proprio ora che dovevamo ripartire»

In molti volevano riaprire a fine febbraio

di Davide Pivetti

RIVA DEL GARDAIl passaggio peggiore nel momento peggiore. L'ingresso del Trentino in «zona arancione», dopo tante settimane di scampato pericolo e "tinta" gialla è la notizia che i ristoratori e gli esercenti altogardesani proprio non volevano sentire. Qui più che altrove, dove la presenza di ristoranti e locali è proporzionale a quei 3,5 milioni di presenze turistiche che davamo per scontate fino a due anni fa, il peso del declassamento si fa sentire.

Il perché lo spiega bene, con la schiettezza che gli è riconosciuta, Paolo Turrini, appena riconfermato alla guida dei ristoratori altogardesani: «C'è delusione, sconforto e rabbia tra i colleghi. La notizia ci è arrivata venerdì durante una riunione con l'Apt di Campiglio e del Garda. Si parlava di ripartenze ed ecco la doccia fredda. Sembra una beffa considerando che pochi giorni fa si parlava di "zona bianca": ci stavamo illudendo di poter riaprire anche la sera, invece...».


Delusione, comprensibile, a parte, è il momento che preoccupa: «Questo è il fine settimana di San Valentino - spiega Turrini - e poi lunedì e martedì le scuole sono chiuse per carnevale. Tanti colleghi aveva programma la riapertura stagionale proprio in questi giorni, anticipandola di qualche settimana rispetto a marzo nel tentativo di recuperare qualcosa del "tutto perso" invernale. Le prospettive erano buone. Per San Valentino c'è il tutto esaurito in tanti ristoranti (ovviamente con numeri ridotti per la capienza limitata) e in tal senso dobbiamo davvero ringraziare Fugatti che ha ascoltato le associazioni di categoria e ha fatto una deroga almeno per salvare il pranzo domenicale».

Due settimane così, di chiusura totale - asporto a parte - rischiano di rappresentare il colpo di grazie per diversi operatori: «Ho sentito al telefono alcuni colleghi in lacrime. D'altronde come si fa ad andare avanti se sei chiuso da mesi, ti chiedono 7-8 mila euro di affitto al mese e la proprietà non ti viene incontro neppure in un momento così- Con le istituzioni dovremo cercare di agire sull'abbattimento dei costi, serve un accordo sulla Tari (è arrivata in questi giorni la rata in scadenza il 15 marzo, anche se scontata), sui plateatici, sulle tasse locali. I ricavi non ci sono, quindi bisogna gire anche sui costi, altrimenti qui si arriva a fine stagione con tante chiusure definitive. Stiamo anche aspettando il credito d'imposta, ma anche su quel fronte poco si muove...».

In un contesto così grigio la categoria si aggrappa a quello che c'è, anche alle notizie che arrivano da Roma. «Non ci interessa il colore politico del nuovo governo centrale - dice Turrini, a nome di tanti soci - ma ci piace che finalmente ci sia un ministero dedicato esclusivamente al turismo. Forse servirà per avere un rapporto più diretto con Roma, sperando in un cambio di mentalità. La Provincia non ha sempre armi efficaci in questo ambito».
Da domani chi può terrà aperto solo per l'asporto. Il che significa un ulteriore riduzione di personale anche nei pochi ristoranti che erano rimasti aperti. Si salvano, in corner, solo quei ristoranti che hanno attivato contratti in convenzione mensa. In pratica chi somministra il pranzo ad aziende private con regolare accordo: «Sì - conclude Turrini - se vedete qualche locale aperto a pranzo sappiate che è per quello, non perché qualcuno non rispetta le regole».

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