Ritrovata la gatta smarrita, ma è stata torturata in modo barbaro
Aloy ora è al Gattile di Riva del Garda: «Orecchie tagliate e naso ustionato con bruciature, faremo denuncia»
RIVA. Abominio è il termine che descrive appieno il gesto di chi infligge dolore e sofferenza a un animale. Tremenda la scoperta che la famiglia di Aloy, una gatta dell'Alto Garda, ha fatto nel riabbracciarla. La gatta si è smarrita lo scorso dicembre ma, pochi giorni fa, un appello virtuale comparso su Facebook le ha permesso di ritornare a casa. «Una triste storia che mai vorremmo accadesse - ha spiegato Federica Prezzi, referente di Pan Eppaa per il nostro territorio e volontaria responsabile del Gattile di Riva - eppure è vera. Ha un lieto fine, ma chissà quanto sofferenza ha patito la piccola... è stata torturata, ha visibili segni su musetto e orecchie».
L'entusiasmo del ritrovamento a Dro si è trasformato, per la famiglia della micia, in sconcerto e grande preoccupazione. Il veterinario che ha visitato Aloy ha confermato i timori: nessun lascito dalla vita di strada degli ultimi mesi, ma l'orrore che solo l'uomo può compiere. Le orecchie di Aloy sono state tagliate - il veterinario ha imputato la causa delle ferite sulle orecchie a tagli netti, ora in procinto di cicatrizzazione - mentre il naso della gattina presenta delle bruciature, nulla a che vedere con i graffi da lotta.
L'ordinamento giuridico italiano, all'art. 544 ter del codice penale, esplica: «chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione a un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da 3 a 18 mesi o con la multa dai 5 mila ai 30 mila euro».
La pena aumenta della metà se i fatti appena citati provocano la morte. Inoltre, la giurisprudenza ha chiarito come sia sufficiente la sofferenza inflitta degli animali ad integrare il reato; la norma è stata approvata al fine di tutelarli in quanto esseri viventi capaci di percepire il dolore (si veda la Cassazione n. 46291 del 2003).
«Siamo sconcertati dalla crudeltà usata contro questa povera micia - ha aggiunto la volontaria - così buona da fidarsi ancora delle persone. È sì ritornata dalla sua famiglia, ma le resteranno per sempre le indelebili cicatrici delle torture subìte. Chi compie questi gesti andrebbe punito! Sarà depositata una denuncia ai carabinieri: auspichiamo la collaborazione da parte di tutti. Se qualcuno sa qualcosa si faccia avanti e parli, perché atti come quello vissuto da Aloy non devono accadere».