Renzi: «Fugatti ancora due anni. Poi in Trentino arriviamo noi»
L’ex premier a Riva a presentare il suo nuovo libro: “Siamo l’airbag d’Italia, come quando abbiamo fermato Salvini. Ci danno il 2 per cento? Vedrete che spasso le prossime elezioni”
RIVA DEL GARDA. «Draghi? È come Donnarumma. Che para il rigore decisivo e non sa che ha appena vinto gli Europei. L'Italia non l'ha ancora capito, ma ha vinto mettendo Mario Draghi presidente del consiglio. E lo vedrete in ottobre, al G20 italiano, il primo della storia».
Matteo Renzi ama la politica e il calcio. La metafora spezza il silenzio della terrazza vista lago alla «Spiaggia degli Olivi» e strappa l'applauso del centinaio di persone che giovedì pomeriggio a Riva hanno assistito all'incontro con l'ex premier, impegnato nel tour italiano di promozione per il suo ultimo libro «Controcorrente».
Mentre alle sue spalle sfilano barche, battelli e gabbiani, il segretario di «Italia Viva» spende, sorridendo, un'altra previsione: «Qui in Trentino avrete il governatore leghista ancora un paio d'anni, poi arriviamo noi...».Perché «Italia Viva» non considera un «marchio d'infamia il 2% che abbiamo nei sondaggi». E Renzi spiega il perché: «La Lega, che governa anche qui, perderà i suoi estremisti antieuropeisti e diventerà la variante italiana del Ppe. Meloni farà la parte dell'antieuropeista mentre la sinistra andrà incontro alla sua crisi. E poi ci siamo noi. Che ci ispiriamo a Macron e Tony Blair e saremo protagonisti. Vedrete, sarà uno spasso alle prossime elezioni...».
Nel libro - presentato col giornalista di Sky Roberto Inciocchi - Renzi rivendica «quel ruolo di airbag grazie al quale abbiamo salvato già due volte il Paese: la prima fermando Salvini nel 2019, la seconda fermando Conte pochi mesi fa. Tutti ci davano dei matti, adesso il Financial Times elogia l'Italia di Draghi. Che viaggia verso un +6% di Pil, che recupera occupazione, che vaccina più degli altri grandi paesi europei. Adesso il nostro debito pubblico è in buone mani». E rivolgendosi a Donatella Conzatti, promotrice dell'incontro rivano, ricorda proprio i giorni della conta in parlamento: «Sembrava che ogni momento un parlamentare di Italia Viva se ne volesse andare. Non è stato così. Erano giorni di contatti febbrili: gli ultimi messaggi alle 2.30 di notte dai senatori del Sud, i primi erano di Donatella che qui in Trentino si alza alle 5.30 del mattino. E così chi dorme?».
E poi il retroscena, ben raccontato nel libro: «Ci avevano offerto tre ministri, cinque sottosegretari e un po' di posti nei vari cda per non far cadere Conte. Abbiamo detto no. La pandemia andava male, il Pnrr non prendeva forma, come il piano vaccini. Tutti ci davano contro ma se sai che una cosa è giusta la fai anche contro i sondaggi. Abbiamo vissuto come in "Sliding Doors": adesso potremmo avere ancora Arcuri, il cashback, i banchi a rotelle e l'eroe nazionale sarebbe Ciampolillo. Per merito nostro non è stato così. Ma su certe cose chiediamo la Commissione d'inchiesta: sono morte 127mila persone in Italia, mi sembra il minimo sindacale accertare che nessuno abbia rubato in piena emergenza».
Storia recente e attualità si intrecciano. «Il reddito di cittadinanza pare lo vogliano tutti. Tutti tranne noi. Appena abbiamo annunciato la raccolta firme per abolirlo con il referendum, hanno iniziato a discutere di come migliorarlo, perché peggiorarlo non si può. E un imprenditore o un lavoratore di Riva, oggi, paga con la sua fatica i "navigator" che pure De Luca (che ne ha tanti in Campania) dice che non fanno nulla. Così com'è il reddito di cittadinanza agevola la criminalità organizzata. Ci sono leghisti qui in terrazza? Sappiano che Salvini l'ha votato assieme a Di Maio». Nelle polemiche di questi giorni sul green pass Renzi è pratico: «Ma quante volte ci chiedono i documenti anche per ritirare un pacco? Il green pass è uno strumento tranchant ma ne abbiamo bisogno. L'emergenza, inutile illudersi, durerà almeno un altro paio d'anni, poi forse la risolveremo con un richiamo vaccinale annuale come per l'influenza. E in autunno qualcosa cambierà con l'arrivo degli anticorpi monoclonali».
Dal green pass alla scuola il passo è breve: «Se non è in presenza non è scuola. Giusto l'obbligo vaccinale per i docenti, ma si sottovaluta il problema delle quarantene. Se un insegnante vaccinato ha tre classi e in una salta fuori uno studente positivo, finiscono tutti in quarantena, compreso il docente e i suoi colleghi che hanno insegnato in quell'aula. Così si riblocca tutto. Chi ha avuto le due dosi vaccinali non deve finire in quarante. L'abbiamo detto al Comitato tecnico scientifico, per ora non affrontano la questione».
È Ferragosto e la polemica politica rimbalza tra le località italiane dove i leader trascorrono queste giornate. Renzi da Riva rilancia lo ius culturae, cioè la cittadinanza italiana per i ragazzi che studiano qui: «Su questo noi e il Pd siamo d'accordo. Ma il problema della sinistra è che troppe volte preferisce sbandierare un tema piuttosto che affrontarlo. Vale anche per il ddl Zan: si approva in cinque minuti cambiando due punti. Ma non lo fanno. Perché è più utile farne una bandierina politica».
E il futuro delle autonomie? «Sono un bene prezioso - conclude Renzi - con le risorse in arrivo dall'Europa anche il Trentino avrà una grande occasione».