Dieci ore di code per lasciare il lago di Garda: buon segno per il turismo, calvario per chi ci vive
Purtroppo è una costante, anche nei giorni feriali, e la cattiva notizia è che anche la nuova galleria non risolverà i problemi della viabilità
LE FOTO Boom di turisti sul lago
RIVA DEL GARDA. Dieci ore di code per andare via dal lago: è una buona notizia (ma solo per il turismo gardesano).
Chi più chi meno siamo quasi tutti disposti a star fermi ore in autostrada, al casello, in tangenziale per raggiungere i lidi agognati, marini o lacustri. Ancora di più oggi dopo che per mesi, tanti, la normalità - anche quella fastidiosa - ci è stata negata. E così anche per chi sceglie Riva o Torbole per la sua vacanza balneare o outdoor, quel serpentone sarà solo un male di passaggio, cancellato ben presto da una memoria naturalmente incline a registrare più le bellezze del Garda che l'assurdità di una coda perenne.
Diverso il punto di vista di chi vive qui e col traffico da eterno esodo ci deve convivere da aprile a ottobre in ogni fine settimana e quasi ogni giorno in piena estate. In questi giorni Ferragostani il "tutto esaurito" registrato nel Garda trentino ci ha riportati indietro nel tempo di due anni. Quando il dibattito sul turismo di quantità o di qualità era ancora attuale e non congelato dall'emergenza pandemica. A riempire i 17 chilometri di Ss240 dal casello A22 a Riva non è la qualità, di certo. E non sarà il costruendo tunnel tra Passo San Giovanni e il Cretaccio a risolvere il problema.
Più strade, più gente in arrivo. Il principale effetto benefico del mega-cantiere in corso sarà avvertito da chi vive a Torbole e Nago. Il nuovo tunnel alla fine sembra più una circonvallazione delle due frazioni che non un'opera strategica sull'asse tra la valle dell'Adige e il Garda. Avrà effetti reali? Al "trivio" di Torbole e alla rotonda di Nago certamente sì, visto che ad oggi sono questi due "nodi" eternamente irrisolti a produrre gran parte della coda che da mattina a sera si registra tra Riva e il semaforo di Nago. Anche l'introduzione della rotatoria al Linfano, se da un lato ha ridotto la pericolosità di quell'incrocio, dall'altro ha aggiunto una precedenza (da dare) sulla direttrice principale, che si moltiplica per centinaia di volte ogni ora.
Quella che viviamo ormai quasi costantemente in viale Rovereto e viale Carducci a Riva, in viale Matteotti a Torbole, sulla statale prima e dopo Nago, è una coda sempre meno intellegibile: te la ritrovi ferma un giovedì mattina feriale, la scopri più mobile e meno oppressiva un sabato di Ferragosto. Sono cambiate anche le partenze. Più scaglionate, meno prevedibili, così come gli arrivi (un tempo concentrati nelle ore mattutine) ormai sono spalmati in quasi tutta la giornata.
Risultato? Code meno lunghe, ma che sono diventate praticamente costanti in questo periodo dell'estate. Dalle nove del mattino alle nove della sera (dodici ore, con un paio d'ore di tregua dopo pranzo) muoversi in giornate come quella di ieri o l'altro ieri è comunque un grosso problema, anche e soprattutto per chi lo deve fare per lavoro o necessità e non per andare in spiaggia. Tra noi c'è già chi prima di uscire di casa con l'auto interroga le mappe di «Viaggiare in Trentino». Col rosso fisso non si va da nessuna parte.