Bimba incastrata nella fontana di Riva, ma come è stato possibile? Domande (e qualche risposta) per un caso che poteva diventare tragedia
Il nonno della piccola tedesca l’aveva lasciata giocare con l’acqua. Ma il tubo era senza grata, e la forza della ventola le ha «risucchiato» tutta la gamba piegata in due dentro la conduttira, dal bacino alla caviglia
RIVA DEL GARDA. Ci sono volute due ore di delicato lavoro, per i vigili del fuoco di Riva del Garda, per liberare la bambina tedesca di due anni che ieri è rimasta prigioniera con una gamba nella fontana della sirenetta, in centro.
E’ finita bene, la piccola non è ferita ed è con la famiglia. Ma l’episodio ci lascia tante domande, che i nostri lettori ci scrivono nei commenti. Una su tutte: com’è possibile che uno scarica sia aperto e non protetto da una grata?
Intanto spieghiamo la dinamica: la sua gamba è rimasta due ore piegata a "V", immobilizzata dentro al tubo di ghisa dello scarico della fontana, dove si era creato un pericoloso effetto ventosa. É stato proprio quello a rendere molto difficili le cose, perché quando è stato dato l'allarme, poco prima delle 11, la situazione sembrava banale. Ma siccome nel tubo c’è una ventola aspirante, di fatto la gamba della bambina non è rimasta incastrata, ma «risucchiata». Dal bacino alla caviglia, tutta la gamba.
La seconda domanda: ma cosa ci faceva una bambina di due anni nella fontana? La piccola turista si trovava lì insieme al nonno, che l'aveva lasciata libera di giocare nella fontana. La famiglia conosce bene il Garda e anche quest'estate ha scelto di alloggiare a Pranzo di Tenno ed era scesa in centro a Riva dove c’era il mercato settimanale.
Vista la situazione, il concetto era chiaro a tutti i soccorritori: bisognava allargare quel tubo in modo che la gamba potesse uscire senza rompere le ossa o tagliare la pelle. Ma diverse variabili rendevano ardua l'impresa. Serviva tempo per lavorare con delicatezza ma allo stesso tempo c'era la necessità di fare presto, per evitare complicazioni alla bimba. C'era il rischio della cosiddetta sindrome compartimentale, causata dalla mancanza di circolazione del sangue nella parte dell'arto incastrata.
Per cominciare, tutti i passanti hanno aiutato a togliere l'acqua dalla fontana anche a mano: fortunatamente la testa della bambina non era sommersa, ma la temperatura fredda poteva compromettere le funzioni vitali visto che un corpo così piccolo in acqua perde velocemente temperatura.
I pompieri hanno quindi iniziato a tirare fuori tutti i loro attrezzi ma anche commercianti e ristoratori hanno fatto la loro parte: il negozio Tigotà con lubrificanti sanitari, la pizzeria Mediterraneo ha messo a disposizione acqua e sapone, la Gioielleria Detoni e Dentro Le Mura Gioielli hanno donato alcuni particolari attrezzi da taglio di precisione.
Alla fine i soccorritori sono riusciti nell'impresa, scavando una "fossa" di mezzo metro nel cemento della fontana in quelle condizioni estreme: la piccola, spaventata, era finalmente libera.
Il giorno dopo, resta un’altra domanda: assodato che il nonno non doveva lasciarla giocare dentro la fontana, come mai lo scarico non aveva una grata di protezione?
foto Jacopo SALVI @ladige