Industria / Il caso

Crollo degli ordini, la Cartiera del Garda si ferma: non accadeva da due anni

L’annuncio del direttore Di Blas: stop di sette giorni e cassa integrazione. Alan Tancredi (Uil): “I fenomeni geopolitici tanno sparigliando certezze e sorprese.  Sembra il gioco dell'oca: riparti da una casella e dopo un po' ti ritrovi allo stesso punto”

di Paolo Liserre

RIVA DEL GARDA. Una settimana fa si era cominciato a intuire qualcosa ma nessuno pensava di arrivare a tanto. Lunedì 3 ottobre la doccia fredda, anzi gelata: Cartiere del Garda, storico colosso della carta che nell'Alto Garda dà lavoro a circa 470 persone (senza contare l'indotto), deve fermare gli impianti per una settimana e mettere tutti in cassa integrazione.

È l'effetto della crisi , nella circostanza specifica non tanto quella energetica (Cartiere può fare affidamento sulla centrale di cogenerazione Ag-Power) quanto appunto quella globale che sta costringendo tanti a correggere il tiro rispetto alle previsioni del recente passato. L'annuncio è arrivato ieri mattina durante un'apposita riunione con la segreteria Rsu. A comunicare la decisione dell'azienda è stato il direttore dello stabilimento rivano, l'ingegner Antonio Di Blas.

Motivazione: il calo vertiginoso di ordinativi che - ha poi scritto lo stesso Di Blas in una comunicazione ufficiale inviata nel pomeriggio - «rende necessario attivare la fermata degli impianti produttivi nel periodo 10-16 ottobre a causa - appunto - di una contrazione temporanea di mercato che impatta sul livello degli ordini».

Contrazione in verità più marcata e preoccupante di quanto al momento facciano intendere i vertici aziendali. La fermata scatterà col terzo turno di lunedì 10 e si potrarrà sino allo stesso turno di domenica 16 ottobre: la ripresa dell'attività è in programma col primo turno di lunedì 17 ottobre. Era da due anni che gli impianti dello stabilimento rivano non si fermavano, dai tempi del Covid, quasi a dimostrare che la crisi energetica e quella generale stanno assumendo sempre più le sembianze e i contenuti di una pandemia, economica in questo caso.

Tra l'altro in Spagna la casa madre «Lecta» ha disposto la chiusura temporanea di alcuni stabilimenti per le stesse motivazioni. Prima o poi quindi doveva capitare anche qui. Certo è che per i lavoratori la prospettiva a breve termine non è certo incoraggiante: la busta paga sarà più leggera e questo coinciderà con l'entrata in vigore delle nuove tariffe energetiche che faranno inevitabilmente lievitare le bollette di casa. I termini precisi della fermata e della cassa integrazione ordinaria verranno definitivi in un ulteriore incontro con le sigle sindacali, in programma dopodomani, giovedì 6 ottobre.

La comunicazione della fermata degli impianti di viale Rovereto desta ovviamente preoccupazione, anche perché il futuro è tutto da decifrare: «È un segnale preoccupante - osserva Claudia Loro, Slc-Cgil - Faremo un esame congiunto perché è importante capire le prospettive a medio termine».

«Fino ad oggi le grandi aziende hanno scaricato sui clienti i maggiori costi energetici (a marzo il gruppo Lecta ha aumentato di 50 euro a tonnellata il prezzo di carte naturali e carte patinate, ndr.) - afferma Lorenzo Pomini, della Fistel Cisl - Ora la crisi è generale e rischia di succedere quanto avvenuto durante la pandemia. Mi dispiace dirlo ma me lo aspettavo, la crisi sta investendo anche le grandi aziende, non più solo i piccoli. Serve una strategia europea e serve anche fermare la speculazione».

«I fenomeni geopolitici internazionali stanno sparigliando certezze e sorprese - commenta Alan Tancredi, Uilcom-Uil - Perché nel caso di Cartiere del Garda i mesi passati sono stati in parte una sorpresa, con un consistente portafoglio ordini che ha consentito di ottenere un buon Ebitda. Sembra il gioco dell'oca: riparti da una casella e dopo un po' ti ritrovi allo stesso punto».

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