Arco, non è stato un raptus a scatenare l’aggressione ai danni di due sorelle: l’uomo le teneva d’occhio
La Lancia Y di Gaetano Piro, scagliatosi nella notte tra il 5 e il 6 aprile sulle sorelle Maria e Brigida Santonastasio prima di togliersi la vita, è stata trovata ieri (8 aprile) dal vicino di casa nella strada laterale alla canonica, con il muso rivolto verso l’accesso all’abitazione
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IL PARROCO "Le due sorelle aggredite? Non avevo paura, preoccupazione sì"
IL FATTO Doppio tentato omicidio: aggredisce due donne (tra loro sorelle) e si uccide
LE FOTO I rilievi nella casa di Gaetano Piro
ARCO. Gaetano Piro non è stato preso da un raptus omicida quando ha aggredito nel cuore della notte tra mercoledì e giovedì l'ex compagna Maria Santonastasio e la sorella Brigida riducendo quest'ultima in fin di vita. Quell'aggressione l'aveva programmata e dall'abitacolo della sua auto controllava direttamente la scalinata che porta al primo piano della canonica dove si trova l'appartamento nel quale vivevano le due sorelle.
Ne ha seguito gli spostamenti, ha controllato tutto quello che facevano, forse per ore e ore prima di entrare in azione e scatenare la sua follia omicida. L'ipotesi, ora a conoscenza anche degli inquirenti, deriva dal ritrovamento avvenuto ieri (8 aprile) dell'auto dell'uomo, una vecchia Lancia Y, parcheggiata in una strada laterale rispetto alla canonica. A ritrovarla è stato l'ex giornalista e caposervizio della redazione di Riva del Garda del quotidiana «L'Adige» Cornelio Galas che evidentemente nel tempo non ha perso fiuto investigativo e desiderio di cercare la verità.
Insospettito dalla mancanza dell'auto di Piro che tante volte aveva visto, quasi sempre ferma, nel parcheggio sotto casa, Galas si è messo a cercarla prima nelle campagne circostanti e poi nelle stradine limitrofe alla canonica. Sino a quando non l'ha trovata in una laterale di via S. Valentino, in una piccola area di sosta ad uso dell'attiguo parco giochi pubblico. L'aspetto inquietante è che la vecchia Lancia Y aveva la parte anteriore rivolta proprio verso la canonica, con vista dall'abitacolo e dal sedile del conducente direttamente sulla scala esterna che porta all'appartamento delle due sorelle Santonastasio.
Il particolare non avrà forse finalità investigative, considerato tra l'altro che l'inchiesta penale si è chiusa in partenza con il suicidio dello stesso Piro. Ma getta una luce ancor più lugubre su un fatto di sangue già di per sé drammatico. Intanto Brigida Santonastasio continua a combattere la sua battaglia per la vita nel reparto di terapia intensiva del Santa Chiara di Trento. Ieri i medici hanno provato a risvegliarla dal coma indotto per non affaticare il fisico e soprattutto il cervello in considerazione delle gravissime lesioni alla testa provocate dalla furia omicida di Piro.
«La situazione è sempre estremamente grave - racconta Tiziano Sessa, cugino di primo grado delle due donne - Brigida ha aperto l'occhio sinistro ma non reagisce agli stimoli. Ho provato a parlarle e con me i medici, le ho preso la mano per vedere se me la stringeva ma niente. L'unica cosa che ha fatto è stata nascondersi il viso con una mano, sembrava volesse scappare come se stesse rivivendo i drammatici momenti di quella maledetta notte. È come se Brigida vivesse in un altro mondo. Dobbiamo avere pazienza e speranza».
Sta meglio invece, almeno fisicamente, la sorella Maria, 57 anni (la più grande delle due donne, Brigida ha due anni in meno) che continua a chiedere delle sorella e non si capacita di come l'ex compagno possa essere entrato in casa sorprendendole nel sonno. Maria Santonastasio ha già cominciato un percorso con uno psicologo. Ma sarà un percorso comunque lungo e doloroso.