Le palme stanno morendo, simbolo di Arco e Riva a rischio
Si seccano, restano senza le caratteristiche foglie, imbruniscono. È l'effetto di un nuovo "nemico" naturale. La falena delle palme, un lepidottero (Paysandisia archon) che è arrivato vent'anni fa in Italia dal Sudamerica probabilmente sotto forma di larva innestata in qualche palma ornamentale importata e che, anche per effetto del clima sempre più mite, è riuscita ad adattarsi anche al clima italiano e addirittura trentino
ARCO. Adesso iniziamo a farci caso tutti, non solo gli addetti ai lavori. Ad Arco come a Riva le nostre palme stanno morendo, una dopo l'altra. Si seccano, restano senza le caratteristiche foglie, imbruniscono. È l'effetto di un nuovo "nemico" naturale. La falena delle palme, un lepidottero (Paysandisia archon) che è arrivato vent'anni fa in Italia dal Sudamerica probabilmente sotto forma di larva innestata in qualche palma ornamentale importata e che, anche per effetto del clima sempre più mite, è riuscita ad adattarsi anche al clima italiano e addirittura trentino.
Le nostre sono "palme cinesi". Anche loro sono state importante. Al tempo del Kurort arrivarono dalla Cina per abbellire Arco e poi si diffusero trovando un clima adeguato. Una scelta "esotica" per la "Riviera dell'Impero". Certo gli autroungarici non potevano immaginare che un giorno sul Garda sarebbe arrivato anche un parassita goloso di quelle bellissime piante.
Cause ed effetti di questo attacco sono ormai note. Meno le contromisure da prendere, attorno alle quali anche gli esperti stanno dibattendo. Ma ciò che più preoccupa è la sostanziale indifferenza con la quale, finora, la moria di palme è stata accolta dalla cittadinanza e dalle istituzioni locali.
«Il problema quest'anno è esploso - spiega Massimo Bertamini, arcense, professore universitario associato di arboricoltura all'Università di Trento, presso il Centro ospitato a San Michele dalla Fondazione Mach - nel basso lago la strage si è già consumata negli anni scorsi, ora tocca a noi. Nulla si sta facendo per affrontare il problema e, se la dinamica proseguirà come ha fatto negli ultimi due, tre anni, in poco tempo non ci saranno più palme nei viali, lungo le strade, nei giardini, nei parchi di Arco e del Basso Sarca. La cittadinanza ne è consapevole? E l'amministrazione pubblica?».
Bertamini si interroga anche sugli effetti che la scomparsa delle palme avrebbero sul paesaggio delle nostre città, dove sono ovunque. E propone alcune contromosse. La predisposizione di uno studio di ricerca per individuare soluzioni scientifiche praticabili, ma ancor prima l'organizzazione di un incontro pubblico a breve, entro il mese, per far capire la gravità della situazione a tutti i soggetti interessati, pubblici e privati: «Alcune cose si possono e si devono fare - dice Bertamini - ad iniziare dall'abbattimento delle palme morte o irrimediabilmente attaccate, per ridurre la diffusione della falena anche individuando precocemente le piante attaccate. Allo scopo serve una task force alla quale anche i cittadini possano rivolgersi. Bisogna portare il problema a livello Pat affinché siano messi a disposizione fondi e sollecitati enti di ricerca (Fondazione Mach e Università) per affrontare il problema e cercare soluzioni».
La falena deposita nel tronco le sue uova. Le larve ne consumano il tronco e poi si cibano delle foglie. Il freddo intenso potrebbe ridurre la diffusione della falena così come l'impiego di un fungo antagonista che potrebbe aggredire le larve. Per questo bisogna affidarsi al più presto alla scienza. Prima che la «Città delle palme» resti senza palme.