Nel Sarca i Pfas sono quasi a zero: attesa per i nuovi dati del Garda
I prelievi puntuali effettuati durante il 2023 dall’Agenzia provinciale per la protezione sono rassicuranti. Menapace: “Per il fiume non ci sono criticità”. Poco chiari i dati sul percolato della Maza e sul Pfas nel lago di Garda
VICENZA I processi sull'inquinamento da Pfas
GARDA. Una notizia buona c'è; i prelievi effettuati dell'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente alla foce del fiume Sarca danno una scarsissima presenza di Pfas nel corso d'acqua durante il 2023. Tutti gli 11 campionamenti stanno sotto i limiti di legge. Per il resto la chiarezza non abbonda; non vengono pubblicati né i quantitativi di percolato prodotti ancora dalla ex discarica Maza, decine di autobotti alla settimana, né quanti Pfas contengano le autobotti che vengono scaricate ai depuratori di Rovereto e di Linfano. Non è nemmeno chiaro se il percolato finisca tutto a Rovereto o in parte anche al depuratore di Linfano.
Enrico Menapace è dirigente generale di Appa.
Enrico Menapace, come sta il fiume Sarca?
«Al punto di prelievo al ponte di Torbole sul Garda non ci sono criticità per quanto riguarda i Pfas; non c'è nessun parametro fuori limite che è 0,65 nanogrammi per litro (solo in due occasioni si registra un 0,20 e un 0,30 ndr). La situazione quindi è migliore rispetto a quella 2022 quando era risultato che uno dei campionamenti era pari a 3,3 nanogrammi per litro. Stiamo parlando di concentrazioni che sono al di sotto dei limiti di legge per i corsi d'acqua e molto al di sotto dei limiti della potabilità che mi pare sia sui 100 nanogrammi per litro (parliamo dei Pfos che dei Pfas è quello più problematico). Quindi problemi sul Sarca per il Pfas non ce ne sono».
I dati del lago di Garda riportati dal vostro sito sono fermi ad aprile 2022 e riportano dei problemi in profondità dove si riscontrano 0,30 nanogrammi ad aprile 2022 e 0,20 a settembre e ottobre 2021; si è sempre entro il limite di legge che è a 0,65 ma si è quasi alla metà e in una massa d'acqua immensa. Non è il caso di capire da dove provenga l'inquinamento?
«Siamo a 0,3 nanogrammi su litro quando il limite per la potabile è a 100».
In ogni caso Pfas nel lago di Garda ne da qualche parte arrivano. Ci sono dunque fonti di inquinamento, non è possibile individuarle?
«Tutto il territorio del Trentino, d'Italia e del mondo presenta Pfas nelle risorse idriche; l'importante è che sia al di sotto dei limiti fissati per la qualità dei corsi d'acqua che è minore di quelli per la potabile. I Pfas vengono dagli scarichi civili , industriali, dalle discariche, dal mondo produttivo che ci circonda... ».
Secondo uno studio sono stati trovati Pfas nei pesci nel lago di Garda.
«Non conosco lo studio che dice questo, se lo ha a disposizione lo mandi all'Azienda sanitaria, noi non ci occupiamo di pesci. Io le dico che come qualità del corso d'acqua del Sarca non ci sono problemi per il Pfas».
I dati Pfas dei prelievi nel lago di Garda sul vostro sito sono fermi a quello effettuato il 5 aprile 2022 quindi quasi due anni fa. Il sito non viene aggiornato?
«Faccio una verifica e le dico non so al momento. Tutti i dati periodici vengono aggiornati. A fine anno pubblicheremo i dati del 2023 sui Pfas».
Le decine di autobotti a settimana che prelevano il percolato dall'ex discarica Maza dove finiscono? Scaricano ai depuratori di Linfano e di Rovereto? Il contenuto viene controllato? Si sa quanto Pfas contengono?
«Abbiamo fatto gli accertamenti sui percolati della Maza e abbiamo i dati».
Nell'aprile 2019 è stata certificata presenza di Pfas d 7800 ng/litro su una di queste autobotti.
«Li abbiamo controllati tutti anche dopo».
Si possono avere i dati sul percolato della Maza?
«Li abbiamo. Noi svolgiamo bene la nostra attività di controllo. Sono sul sito dell'Agenzia per l'ambiente: c'è l'ispezione ordinaria fatta ai depuratori dei Lavini di Rovereto dove si registra, come in tutti i percolati, la presenza di Pfas. Che è in calo anche se presente. Siamo al lavoro con l'università e l'Agenzia per la depurazione per approfondire il fenomeno. Il Pfas è presente in tutte le discariche e in tutti i percolati».
In Veneto hanno un impianto a osmosi inversa che azzera i Pfas.
«È vero che il Veneto si è dotato di un impianto per l'osmosi inversa ma è perché aveva la Miteni grosso impianto che produceva Pfas (in Veneto queste sostanze impermeabilizzanti sono entrate nell'acqua di acquedotto e quindi nella catena alimentare interessando oltre 300 mila abitanti, ndr.). Il problema non è trascurato ma non è che, soprattutto se sei nei limiti di legge, ti inventi da oggi a domani un impianto a osmosi inversa come non ti inventi, per dire, un termovalorizzatore».