Il decano di Rovereto si dice «pronto a incontrare l’Arcigay»
Il decano di Rovereto don Sergio Nicolli incontrerà nei prossimi giorni una delegazione di Arcigay del Trentino guidata dal presidente Paolo Zanella. È stato lo stesso don Nicolli, contattato ieri da Donatello Baldo a nome di Arcigay, ad esprimere la propria disponibilità all’indomani delle dichiarazioni del cardinale Edorardo Menichelli, arcivescovo di Ancona e membro del Sinodo straordinario sulla famiglia, «ospite d’eccezione» a Rovereto in occasione della ricorrenza di Maria Ausiliatrice.
Le parole del cardinale hanno suscitato un vespaio di polemiche, con Arcigay che grida al «Medioevo di ritorno» e anche il Pd locale che prende le distanze dalle affermazioni anti-gender dell’arcivescovo. Sta di fatto che ieri Baldo ha contatatto don Nicolli e il decano della città si è detto disponibilità ad in «incontro chiarificatore privato con una piccola delegazione dell’associazione». «Mi auguro - ha aggiunto poi don Nicolli a specifica domanda - che sia un incontro fraterno e che nessuno si presti a strumentalizzazioni».
Nel frattempo in una nota il presidente di Arcigay del Trentino Paolo Zanella osserva come «le parole del cardinale Menichelli hanno avuto il preciso intento di seminare paure sul tema dell’educazione al rispetto delle differenze. Questa ideologia non esiste, è soltanto un pretesto per istigare un’isteria collettiva che impedisce di affrontare con serenità quei temi che una parte della chiesa avversa in ogni modo: le coppie omosessuali, le famiglie omogenitoriali, la parità tra uomo e donna, l’emancipazione femminile. Temi che - prosegue Zanella - in qualsiasi altro Paese al mondo sono affrontati senza paure di sorta. Dal pulpito di Rovereto, un velato anatema colpisce anche le donne, ricordando ad esse che “Maria è prima di tutto donna sposa e madre”, facendo il verso alla triste retorica del fascismo sull’uomo “marito, padre e soldato”.
Se Rovereto è ancora quella città in cui il la cultura del femminismo ha prodotto significative riflessioni sulla libertà e sull’uguaglianza tra i generi, la città dovrebbe far sentire la propria voce di fronte a prese di posizione dal sapore oscurantista. E se anche il mondo della chiesa non è del tutto chiuso e incagliato dentro questo Medioevo di ritorno, siamo pronti a confrontarci con chiunque sappia prescindere dalle ideologie, dagli anatemi e dalle scomuniche. Siamo disposti a spiegare per l’ennesima volta che i diritti delle persone omosessuali sono diritti civili, che le famiglie omogenitoriali sono come tutte le altre famiglie istituzioni da difendere e da tutelare, che l’ideologia del gender è una bufala».
Meno carica nei toni ma altrettanto critica è la presa di posizione messa nero su bianco da alcuni esponenti del Pd roveretano. Rachele Lorandi, Arianna Miorandi, Egon Angeli, Giuseppina Sarni, Corrado Corradini, Irene Matassoni e Nives Merighi sottolineano come «non vi è un unico modo di viversi come donne e come uomini e nemmeno come famiglia, soprattutto non vi è un unico giusto modo. Le relazioni si fondano sull’amore, sulla reciprocità e sulla responsabilità, non certo su costruzioni dottrinali, confessionali, ideologiche». «Il Partito Democratico è per l’accettazione delle diversità e per la garanzia dei diritti, vogliamo difendere il diritto di essere differenti: delle donne di amare altre donne, delle donne di non voler essere madri, delle donne di volerlo essere, delle donne e degli uomini di sposarsi a prescindere dall’orientamento sessuale oppure di non sposarsi affatto, di scegliere se diventare oppure no, genitori. Ciò che è importante - conclude la nota - è lo stare costruttivamente e positivamente delle singole persone all’interno di una comunità solidale».