Si è spento Sergio Matuella Un pezzo di storia della Dc
Se n’è andato proprio quando stava per soffiare sulle 80 candeline. Ma la malattia, rapida e devastante, se l’è portato via in due mesi. Sergio Matuella, come si dice in questi casi, è passato a miglior vita ma lascia decisamente un grande vuoto nella comunità. Perché era davvero un grande roveretano, di quelle persone capaci di ragionare, di avere visione e pure di pungolare se necessario.
Figura di spicco della Democrazia cristiana degli anni d’oro - quelli, per intenderci, del monocolore in Trentino - ha sempre avuto nel cuore e nei pensieri Rovereto e la Vallagarina. Una zona particolare della provincia, in grado di passare dalla cultura come bandiera alla fabbrica.
Matuella ci teneva alla sua terra e alla città della Quercia in particolare. Pure essendo folgaretano di sangue - era nato il 24 luglio 1937 a Carbonare dove ha vissuto fino ai 13 anni - ha sempre creduto, e sostenuto a spada tratta, nelle potenzialità della sorella minore del ricco e spocchioso capoluogo. Tanto da voler rappresentare le istanze lagarine nella stanza dei bottoni di piazza Dante. Dove approdò da giovane promessa dello scudocrociato, nel 1968, alla corte del presidentissimo Bruno Kessler.
In Provincia ci ha passato tre legislature, è stato capogruppo in consiglio regionale e poi assessore ai lavori pubblici e trasporti e quindi alla sanità, roba grossa e rognosa come ogni assessorato di peso. E in una di queste parentesi di politica attiva ha pure condiviso i banchi - da barricate opposte - con un altro roveretano di grido: il comunista Achille Leoni, battagliero sindacalista della Cgil. E c’era pure l’altro confederale di sinistra, Nereo Manica da Pomarolo.
Con Sergio nel partito, invece, c’erano Glicerio Vettori e, a dargli una mano dietro le quinte, Renzo Michelini che poi divenne senatore oltre che sindaco. A Trento, come detto, è arrivato nel 1968 e ci è rimasto fino al 1983, l’anno dell’esordio «forte» di Mario Malossini. In giunta, prima con Kessler poi con Giorgio Grigolli e Flavio Mengoni presidenti, ha sempre perorato la causa del Basso Trentino. E a dargli man forte, ancorché tra i banchi dell’opposizione, si sono alternati Sandro Canestrini, Piergiorgio Plotegher, Ugo Tartarotti, Giancarlo Tomazzoni. Tutte facce dell’alta politica che a Rovereto si animava e provava davvero a rilanciare la periferia.
Nel 1981, però, è stato costretto a lasciare il governo provinciale, assieme agli altri membri, per una sentenza del pretore Corrado Pascucci (curiosamente oggi presidente del tribunale di Rovereto) che condannò tutta la giunta per abuso del ruolo di assessore. Incidenti di percorso, questi, dettati da una volontà di apportare le opportune riforme ad un Trentino che si stava evolvendo.
Ma l’esordio da amministratore pubblico è stato a palazzo Pretorio. Era il 1964, era fresco di laurea ed entrò nella squadra del sindaco Guido Benedetti come assessore al bilancio. Ci era arrivato da doroteo, la corrente nata a fine anni Cinquanta nella balena bianca per contrastare l’eccessiva apertura a sinistra, verso il Psi, voluta da Amintore Fanfani, e più attenta alle ragioni delle gerarchie ecclesiastiche ed alle associazioni industriali.
Matuella, a livello nazionale, era in buona compagnia visto che i dorotei erano rappresentanti da Aldo Moro, Mariano Rumor, Antonio Segni. Ma rispetto ai colleghi, Sergio ha sempre avuto rapporti cordiali con tutti, a prescindere da correnti o tessera di partito.
La notizia della sua morte ha lasciato sgomento in città. Perché Sergio Matuella è stato davvero un pezzo importante di Rovereto.
«La notizia della sua scomparsa è un choc. - conferma Erminio Lorenzini - Siamo stati in consiglio comunale nel 1964 con la prima sfornata dei giovani, c’era anche Renzo Michelini. Era la prima amministrazione di Guido Benedetti e Sergio è stato nominato subito assessore al bilancio. Nel novembre 1968 ha candidato alle regionali con Glicerio Vettori e si è dimesso dalla giunta Benedetti e così sono subentrato io».
Allora c’erano le correnti nella Dc. «Sì, ma all’interno del partito siamo sempre stati molto vicini nel lavoro. E, come era successo per il Comune, sono subentrato in Regione nel 1983 quando è uscito lui. Io ero a sinistra mentre lui era un doroteo. Ma non c’era rivalità, c’è sempre stata molta correttezza. Quei politici e quella politica erano altre cose, non ci sarebbero mai stati i lunghi coltelli o i colpi bassi di adesso».
E il Matuella assessore? «È stato un assessore alla sanità importante, quello che ha sancito il passaggio alla Provincia delle competenze delle mutue. Anche quando era ai trasporti ha portato a casa riforme importantissime come gli abbonamenti gratis per i pensionati. Lo ricordo come collega ed amico di partito leale e generoso, senza sotterfugi. Politici che oggi non ci sono più».
Quando era assessore alla sanità in piazza Dante c’era un altro roveretano politico di razza, il missino Piergiorgio Plotegher. «Al di là dell’aula, ero responsabile del sindacato medico e con lui ci si confrontava per forza. E l’ho sempre giudicato il migliore assessore provinciale alla sanità, uno molto preparato, coraggioso. Non era un democristiano classico e, non a caso, ho sempre avuto un rapporto corretto con lui, non c’è mai stato astio».
Parole di elogio e di ricordo commosso anche dal senatore Vittorio Fravezzi e dell’on. Lorenzo Dellai. «Sergio Matuella, nel suo impegno all’interno delle istituzioni e nella sua militanza nella Democrazia cristiana, ha vissuto da protagonista una stagione di grande cambiamento per la nostra Autonomia: sul piano dello sviluppo economico, con la trasformazione da un Trentino agricolo ad uno industriale, sul piano istituzionale, con l’approvazione del Secondo Statuto. Anche in questi ultimi anni abbiamo sempre potuto apprezzare il suo impegno nel mondo dell’associazionismo di Rovereto e le sue prese di posizione, che non faceva mancare mai. Spesso stimolanti, ma con le quali era doveroso confrontarsi e assumerle come fonte di ispirazione e riflessione. È scomparsa una figura cardine della nostra società».
Infine, le istituzioni attuali, il presidente del consiglio provinciale Bruno Dorigatti («la scomparsa inattesa, ma non imprevista, di Sergio Matuella ha segnato un ulteriore tassello nel processo storico di chiusura di una delle stagioni politiche più importanti e ricche di suggestioni per la nostra terra e la nostra autonomia. Uomo di salda fede e di sincera volontà d’ascolto e di confronto, seppe tradurre, pur con la fermezza necessaria, il valore del dialogo in azione quotidiana, nella consapevolezza che solo dall’ascolto delle ragioni dell’altro poteva scaturire quella sintesi che è l’essenza della politica. Matuella rappresenta ancor oggi un punto di riferimento per quanti ritengono che la politica non possa ridursi ad essere mero scontro ideologico e manicheo, bensì luogo di contemperazione di istanze diverse») e il governatore Ugo Rossi («esprimo a nome della giunta un sincero cordoglio. Diede il proprio contributo allo sviluppo del nostro Trentino. Nel suo operare pose al centro le istituzioni e il valore del dialogo»).