«La legge ci impedisce di fare volontariato»
Arriva potente la protesta dei dipendenti del Comitato Croce Rossa Italiana Altipiani, ai quali una norma di legge ( la cosiddetta riforma del Terzo settore, vedi box ) non permette di svolgere volontariato presso l'ente dal quale dipendono. Per l'appunto, la Croce Rossa. «Da molti anni - scrivono in una lettera aperta indirizzata ai Comuni di Folgaria, Lavarone e Luserna e alla Provincia - la Croce Rossa fa parte della nostra vita. In questi anni abbiamo liberamente scelto di metterci a disposizione della nostra comunità all'interno di una associazione che dal 1864 è una certezza d'aiuto. Siamo dipendenti della Croce Rossa Italiana ma ci sentiamo per sempre dei volontari. Il Comitato Altipiani ha garantito lavoro a persone che un lavoro stabile non avevano, e dopo oltre dieci anni ha consolidato 15 posti di lavoro, che rappresentano famiglie ed un valore aggiunto. Il fatto di operare sugli Altipiani in qualità di dipendenti - sottolineano - non ha cambiato il nostro approccio volontaristico e non ha scalfito la nostra scelta emotiva e di coscienza».
«In Croce Rossa non ci si occupa solo di emergenze-urgenze - spiegano -. Le attività sono molteplici, ma hanno sempre un fine comune, mettere al centro la persona e garantire a tutti pari dignità. Oggi, la riforma del terzo settore ci toglie il diritto di proseguire nel nostro impegno. Da un lato questa legge sostiene di sostenere l'autonoma iniziativa dei cittadini che concorrono, anche in forma associata, a perseguire il bene comune, ad elevare livelli di cittadinanza attiva, di coesione e protezione sociale. Sostiene di riconoscere il valore e le funzioni sociali degli enti del terzo settore, dell'associazionismo, del volontariato. Indica che gli enti del terzo settore possono avvalersi di volontari nello svolgimento delle proprie attività e riconosce il volontario quale persona che per sua libera scelta svolge attività in favore della Comunità e del bene comune. Dall'altro sostiene che l'attività di volontario è incompatibile con qualsiasi forma di rapporti di lavoro subordinato o autonomo e con ogni altro rapporto di lavoro retribuito con l'ente di cui il volontario è socio o associato o tramite il quale svolge la propria attività volontaria.
Significa - sintetizzano i dipendenti della Croce Rossa - che ci viene tolta la possibilità di donare il nostro tempo libero alla nostra associazione solo perché in essa noi ci lavoriamo. Ciò significa che rispetto ai nostri colleghi che lavorano in altro ambito noi siamo discriminati da una legge dello Stato, che la nostra libertà di scelta ci viene tolta, e che le ore che facciamo come volontariato vanno a cadere nel nulla. È un danno incolmabile che si arreca sopratutto ai più deboli, gridiamo con tutta la nostra forza il nostro disappunto ai sindaci dell'Alpe Cimbra, alla Provincia, alla Comunità di Valle. Già da oggi la nostra associazione non sarà più in grado di garantire ciò che fa senza l'apporto di una fetta tanto importante di volontari ed i primi a pagare per questo saremo noi come comunità».