Museo Civico bello ma snobbato dai turisti
Il Museo Civico è un’eccellenza della cultura roveretana ma, ahimè, è snobbato dai visitatori. L’affermazione è del presidente della Fondazione Giovanni Laezza e della direttrice Alessandra Cattoi. Che, illustrando lo stato dell’arte al consiglio comunale, non si sono certo nascosti dietro un dito: «Ha capacità di attrarre visitatori praticamente nulla. Gli eventi organizzati sono soddisfacenti ma le visite al museo sono decisamente scarse». Motivo? «È assente l’attività di marketing che è il nostro vero tallone d’Achille».
Insomma, il Museo Civico è bello, vario, unico in Italia ma sono in pochi quelli che acquistano un biglietto. E i dati, impietosi, confermano l’assenza di appeal: 40 mila persone all’anno che per la metà sono partecipanti all’attività didattica, dunque studenti. A palazzo Parolari, per capirci, lo scorso anno sono stati staccati solo 4.653 biglietti. A palazzo Alberti sono entrati in 2.289 e 726 sono saliti all’Osservatorio sul monte Zugna. «Meno male che c’è stata la First Lego League che portato 5.319 persone».
Trattandosi di un ente ibrido - per metà privato - la Fondazione (diventata tale nel 2013 anche se il Museo Civico, il terzo d’Italia, è stato fondato l’1 agosto 1851) è costretta ad autofinanziarsi e non può essere sostenuta totalmente da soldi pubblici. In tal senso, però, negli ultimi anni si è riusciti ad incamerare denari per il 42,5% ma senza il milione di euro girati da piazza Dante e piazza del Podestà non riuscirebbe a mantenersi in vita. Per questo si deve cercare una via nuova, diversa per portare più gente possibile pur mantenendo alta la qualità della proposta. Il bacino da cui pescare, ovviamente, è quello turistico legato magari all’immagine di Rovereto. «Il nostro è sempre stato un museo della città e per la città ma per il futuro deve essere protagonista dell’immagine della città. E non può essere frutto di un’operazione di marketing a spot - rilancia Laezza - perché abbiamo motivi di essere attrattivi 365 giorni all’anno ma abbiamo bisogno di soggetti promotori. C’è da colmare un vuoto, una carenza, e creare un circuito economico».
Tornando ai numeri, la governance vuole puntare su attrattori come la mostra sui 50 anni dello sbarco del primo uomo sulla Luna. Che in un mese ha portato a palazzo Alberti dieci volte i visitatori degli anni scorsi. Dal 7 dicembre al 7 gennaio sono stati staccati 1.134 biglietti ed altri 550 li hanno acquistati gli sponsor per un incasso di 5.392 euro. «Nel 2016 - ricorda la direttrice Cattoi - gli ingressi sono stati 181 per 681 euro di cassa mentre nel 2017, con accesso gratis in concomitanza dei mercatini di Natale, si è arrivati a 191».
La Fondazione Museo Civico, dunque, segna il passo. E pensare che è un fiore all’occhiello della cultura con collezioni prestigiose e un patrimonio immobiliare di 18 milioni di euro. L’immediato futuro, anche grazie alla riapertura di palazzo Sichardt, deve quindi necessariamente essere puntare su visibilità e crescita di pubblico.
«Dobbiamo reperire risorse per l’autosufficienza. - spiega Laezza - Abbiamo bisogno di un museo fortemente orientato alla comunicazione e dotato di nuove competenze di marketing».
Per la direttrice «c’è scarsa affluenza, ripetitività delle proposte, difficoltà gestionali. Il nostro è un pubblico di affezionati ma ce n’è pochissimo nelle sale. Dobbiamo puntare sulle scuole extraprovinciali, coinvolgere la cittadinanza, intercettare flussi turistici, ampliare collaborazioni, rilanciare la ricerca e le pubblicazioni scientifiche, consolidare e ampliare fondi e sponsorizzazioni».