Tribunale: il Comune non può negare la carta d'identità a un bimbo che ha due madri
Per il Tribunale di Rovereto un bambino con due madri ha il diritto di ottenere la carta d'identità rilasciata dal comune di residenza delle donne, nel rispetto di un atto dello stato civile creato in un altro comune. Il caso era sorto lo scorso anno. L'ottobre scorso, dopo la nascita del bimbo della coppia (una è la madre partoriente) fuori dalla provincia di Trento, è stata richiesta dalle due donne, entrambe residenti a Rovereto, la registrazione all'anagrafe della Quercia come figlio loro. Un mese dopo però le madri hanno appreso che il Comune di Rovereto si rifiutava di riconoscere quell'atto e nello stesso tempo la legittimità della madre partoriente. Di conseguenza, non potendo avere la carta d'identità, sono nati problemi per la vita di tutti i giorni e anche con l'Inps. Inoltre il bimbo ha perso anche l'iscrizione al nido, perché alla scadenza di maggio il bambino non risultava residente.
Per i giudici, che hanno accolto l'appello inoltrato dalle due mamme, «un soggetto non può avere status diversi nell'ambito del territorio nazionale». Inoltre, «il diritto alla bigenitorialità e al mantenimento dello status di figlio deve essere riferito alla coppia genitoriale, qualunque essa sia». In sostanza, non si può negare a un bambino di avere la carta di identità, qualunque sia lo stato genitoriale. E non può esserci diversità dii trattamento a seconda della residenza.
«Per la prima volta - sottolinea il legale della coppia, avvocato Alexander Schuster - nella giurisprudenza italiana un giudice chiarisce un punto fondamentale: non è concepibile che una persona abbia una famiglia e una identità in un Comune italiano e tutt'altra identità in un altro Comune. Se ogni ufficiale dello stato civile potesse mettere in discussione quanto fatto da un collega, uno potrebbe trovarsi sposato in una parte d'Italia e divorziato in Italia, avere un genitore in un angolo del Paese e un altro altrove».
«Nessuno ha negato alcunchè, semmai abbiamo dovuto attendere l’impugnazione dell’avvocatura dello Stato». Il Comune di Rovereto, attraverso il Servizio anagrafe, fa sapere che nessuna argomentazione politica o di merito è alla base del complesso iter che riguarda il caso del bimbo di due madri.
«Il Comune quale ente di residenza delle due mamme è stato chiamato a trascrivere l’atto di nascita ma, così come era stato prodotto, non era trascrivibile secondo le norme vigenti in Italia. Il Comune ha quindi dovuto esprimere un diniego tecnico avverso il quale le interessate hanno presentato appello al giudice ordinario il quale ha ritenuto l’atto trascrivibile, quindi ordinato al Comune la trascrizione. Tale trascrizione è quindi prontamente avvenuta. Tuttavia l’avvocatura dello Stato - proprio per i profili dell’atto di nascita prodotto - ha impugnato l’atto presso la Corte di Appello sostenendo che non poteva essere trascritto e quindi dando comunicazione in tal senso al Comune di fermare l’iter», si legge in una nota.
«Pertanto - conclude il Comune - sono solo aspetti tecnico-giuridici (e nessuna argomentazione politica o di merito, tanto meno una decisione ostativa del Sindaco) ad essere intervenute nella complessa vicenda. Il Comune si è limitato semplicemente ad applicare la legge e comunque agendo sempre mettendo in primo piano la preminente tutela del minore».