Vergnano non diffamò il patron di Aquafil Giulio Bonazzi
L’ex consigliere comunale del Movimento 5 stelle, ora nel gruppo misto, Paolo Vergnano non ha diffamato l’ex presidente di Confindustria (e patron di Aquafil, Aquaspace e Tassilquattro) Giulio Bonazzi.
Il gip di Trento Marco La Ganga ha infatti accolto la richiesta di archiviazione presentata dal pm Pasquale Profiti ed ha archiviato la querela. Motivo? «Perseguire penalmente le affermazioni oggetto di querela costituirebbe una lesione del diritto di critica politica a vicende che riguardano la collettività e che non hanno esorbitato in toni gratuitamente offensivi e riportando notizia false».
Vergnano, dunque, entrando a gamba tesa sulla vicenda Tessilquattro ed Aquaspace - con il depuratore di quest’ultima finito parzialmente sotto sequestro - ha agito nella piena facoltà del suo ruolo politico. Nonostante le sue uscite - un’interrogazione in consiglio comunale e una spiegazione affidata al giornale - abbiano mandato su tutte le furie l’industriale che, non a caso, l’ha querelato per diffamazione.
Il caso ha tenuto banco a lungo con il consigliere comunale che, dopo aver adombrato sospetti sullo smaltimento dei rifiuti di Tessilquattro, aveva chiesto spiegazioni ufficiali con atti politici. Attaccando l’imprenditore che non l’aveva certo presa bene. Tant’è che ha denunciato Vergnano.
In tribunale hanno analizzato accuse e repliche e alla fine hanno ritenuto che non c’è stata alcuna diffamazione da parte dell’ex esponente pentastellato. La stessa procura ha rilevato che «non emergono elementi sufficienti per sostenere l’accusa in giudizio né tali elementi possono essere acquisiti attraverso l’ulteriore prosieguo delle indagini preliminari». Per il pubblico ministero l’azione ritenuta diffamatoria da Bonazzi in realtà si occupa di un problema di grande rilievo per l’opinione pubblica visto che tratta di questioni ambientali e soprattutto occupazionali.
Vergnano, nei suoi scritti, è ricorso all’ironia per suggerire una soluzione al caso. E questo non è piaciuto all’ex presidente di Confindustria. Per il sostituto procuratore Profiti, però, «l’affermazione che la soluzione non è stata accolta perché il cerume nelle orecchie di chi avrebbe dovuto ascoltare è decisamente incrostato, può non piacere ma si tratta di un modo metaforico di ribadire la circostanza che la proposta non è stata seguita».