I laghetti del Leno torneranno accessibili con una barriera dopo la frana di 5 anni fa
Entro fine primavera, si spera, San Nicolò potrebbe essere finalmente ricollegata a San Colombano, consentendo ai residenti di scendere rapidamente a Rovereto e agli amanti dei laghetti del Leno di concedersi il relax in uno dei posti preferiti dai roveretani senza dover fare il giro del mondo. I lavori affidati dal Comune all’impresa Consolrocce srl di via Parteli per 31 mila euro non saranno certo sufficienti per rendere agibile del tutto l’arteria ma almeno metteranno in sicurezza la parete rocciosa grazie all’installazione di una barriera paramassi a dissipazione di energia. È il terzo tassello di un intervento realizzato a spot anche perché bisognoso, di volta in volta, di perizie geologiche.
Cinque anni fa, come si ricorderà, una grossa frana si è staccata all’altezza di San Colombano rendendo irraggiungibili dalla Ss46 della Vallarsa le piccole frazioni di San Nicolò, Fontanelle e Ca’ Bianca. Quel tratto di strada è sul territorio comunale di Rovereto ma le conseguenze della chiusura ricadono direttamente sui residenti dei paesini che, a livello amministrativo, sono «figli» di Terragnolo anche se per arrivarci si deve passare da Trambileno. Ma la strada che costeggia la destra orografica del torrente Leno è pure meta, in estate, di tantissimi roveretani che raggiungono i laghetti per godersi il fresco. Da esattamente un lustro, però, come detto quella via per il relax estivo o solo per andare a casa propria non è percorribile.
Lo scorso anno sono state raccolte 400 firme per stimolare la politica a rimboccarsi le maniche. A sottoscrivere la petizione sono stati tutti gli abitanti di San Nicolò, Fontanelle e Ca’ Bianca ma anche cittadini di Rovereto, Ala, Mori e Bolzano. L’interesse, insomma, è vivo. Ma la lentezza pubblica ha convinto gli affezionati a fregarsene dei divieti e a togliere barriere e cartelli per godersi l’amenità dei luoghi anche fuori stagione. A metà dello scorso marzo, per capirci, 150 persone (con 90 macchine contate una ad una) si sono date appuntamento in riva al Leno per un rave party. La segnalazione a palazzo Pretorio è poi arrivata a festa già archiviata ma tanto è bastato per mandare sul posto gli operai municipali. Il sopralluogo, oltre ad aver registrato la rimozione delle transenne, ha prodotto una relazione nefasta: dalla montagna che incombe sul torrente si sono staccati massi e la stessa parete mostra crepe preoccupanti. Troppo per non far pensare ad una potenziale frana di dimensioni di gran lunga maggiori rispetto a quella staccatasi nel 2014.
L’esito delle perizie geologiche ordinate dal Comune, tradotto in termini molto pratici, è che i laghetti del Leno sono stati off limits per tutta l’estate. E non solo per chi li avrebbe raggiunti in macchina ma anche per ciclisti e pedoni. Insomma, il vero lido di Rovereto è rimasto chiuso al pubblico nel suo periodo migliore. E pensare che palazzo Pretorio le ha davvero provate tutte per cercare di accelerare l’intervento di messa in sicurezza della strada. Tanto da far intervenire addirittura un drone per effettuare analisi multispettrali.
Ovviamente ai laghetti ci si può arrivare da sopra, da Trambileno, ma lungo la strada dal bivio per Fontanelle verso valle si è aggiunto un ulteriore guaio: è stata infatti riscontrata la caduta di materiali lapidei di dimensioni significative e in alcuni punti le reti e le barriere paramassi si sono riempite di sassi e terra da asportare per non peggiorare ulteriormente la situazione. Ultimata questa operazione tocca adesso alla Consolrocce provvedere a posizionare la nuova barriera.