Con i cani si può uscire ed è boom di adozioni
Il coprifuoco non piace a nessuno. E il cane diventa l’escamotage per uscire di casa con una scusa valida da presentare alle forze dell’ordine che presidiano il territorio.
E in tempi di coronavirus, con una sorta di quarantena imposta - o comunque vivamente consigliata - per chi è sano ma deve mantenersi tale avere un cane da accudire e assicurargli le corrette funzioni fisiologiche è come fare tredici al Totocalcio, almeno per quelli che se lo ricordano.
L’imperativo psicologico, in questi giorni, è uscire di casa. Anche se non si può se non per necessità dimostrata. I bisogni dell’amico quattrozampe, per ovvie ragioni, rientrano in questa casistica. Ecco dunque che c’è gente che chiede in prestito il quadrupede peloso al dirimpettaio che ne è provvisto - anche se lo odia e quando può lo prende a calci - per fare quattro passi con pisciatina. In questo periodo di chiusura totale, tra l’altro, si registra un picco di acquisti di cani online. «Non va per niente bene. - tuona Pierluigi Raffo del Parco canile dei Lavini - Abbiamo tante segnalazioni di gente che compera in rete un cane e questo, tra l’altro, genera spostamenti da regione a regione e aumenta il rischio di contagio. Al canile dei Lavini ci sono tante bestiole in cerca di casa, rivolgetevi a noi, non comperate sull’web, non va per niente bene. Non trovo giusto che la gente acquisti un cucciolo per avere la scusa d’uscire di casa».
Insomma, se una volta il vecchio adagio recitava «donne e buoi dei paesi tuoi», in tempo di coronavirus si pensa ai cani dei paesi tuoi. Un’esigenza, per capirci, che il 13 marzo ha fatto registrare il picco di adozioni, dato impensabile fino a qualche giorno fa. E, udite udite, qualcuno si è preso pure il pitbull combattente (Rocchy, scritto proprio così) che è un animale diffidente dal caratteraccio di una suocera mal in arnese e di difficile gestione ma che, in tempi di quarantena coatta, evidentemente fa brodo perché autorizza a scendere in strada.
«Hanno adottato ben otto cani in un solo giorno, tra cui uno dal carattere molto difficile». Poco importa, come detto, se il «cagnaccio» è ingestibile, basta che si faccia portare fuori per una camminata senza senso al solo scopo di evadere dalle mura domestiche manco fossero Alcatraz.
Insomma, il boom di adozioni è da ricondurre, ahimè, alla ricerca spasmodica di una scusa per aggirare l’invito a starsene tappati in casa.
Al di là delle paturnie dei cittadini, però, il canile è un servizio sociale e, come tale, sta soffrendo tutti i blocchi imposti dai vari decreti.
«Purtroppo il Comune ha bloccato ogni attività di volontariato. - si lamenta Raffo - Meno male che abbiamo fatto adozioni prima della chiusura del canile.
Ma la struttura adesso è chiusa anche se l’educatore cinofilo può uscire.
Che poi sarei io: lo psicologo dei cani».
Ai Lavini il problema è serio perché, per esempio, mancano generi davvero di prima necessità per gli amici a quattrozampe. «Abbiamo bisogno di masticazione per i cani e anche di cibo. Per la masticazione chiediamo ai cittadini di darci una mano e ordinarla in rete sui vari siti tra cui Zooplus.it o dal negozio di zona Maxizoo. Per il cibo o al Maxizoo o alla Sav. E volevamo attivare con i volontari scelti, con grande esperienza e testa, un servizio agli anziani».
Eh già, perché ci sono anziani che «sfruttano» il cane per passeggiare e altri che sono immobilizzati e quindi non possono uscire. «L’80% degli anziani ha un cane ma nessuno ci pensa. E questo è un grane problema».
Il Parco canile, dunque, offre assistenza. «Siamo disponibili ad aiutare chiunque, anche con videocorsi su come gestire l’animale in epoca di stress.
Per questo siamo disponibili. Funziona come la spesa a domicilio: ci chiamano e noi facciamo fare un giretto al cane».
Tra le iniziative del Parco canile c’è poi l’assistenza a distanza: «Vorremmo attivare un servizio online e di consulenza telefonica».
Per ogni emergenza, consiglio, sostegno il Parco canile è disponibile. I numeri da contattare sono 3488337333 o 3409703287.