Così le piante «salgono» di quota: i video sulla natura dal Museo Civico con il vice direttore nei campi

di Barbara Goio

Cosa ci fa il vicedirettore del Museo civico di Rovereto in doppiopetto nel mezzo di un campo di fiori? Parla della bellezza e della seduzione delle piante che, in occasione della primavera, si danno un gran da fare con colori incredibili. È questo uno dei sei video che il botanico Alessio Bertolli ha voluto dedicare all’Orto dei Semplici di Palazzo Baisi a Brentonico, uno dei gioielli naturalistici della Vallagarina, temporaneamente chiuso per il Covid ma non per questo meno accessibile. Anzi, è stato proprio per “colpa” del lockdown che Bertolli, che vive a poca distanza dal giardino botanico ha voluto caricare sul canale You Tube del Museo civico questi approfondimenti serissimi dal punto di vista scientifico, ma anche rinfrancanti in un momento in cui non si parla altro che di pandemie e disastri.
Le puntate all’Orto, di proprietà del Comune di Brentonico ma gestito dalla Fondazione Museo Civico di Rovereto, parlano di specie precoci che già a marzo fanno capolino sulle rocciere d’alta quota o nelle zone appena abbandonate dalla neve, piante che sul Baldo o in Vallarsa si trovano dai mille metri in su, alcune delle quali classificate già nel 1500, e che approfittano di ogni raggio di sole tiepido per darsi alla riproduzione; e parlano anche di specie che si spostano, che imbrogliano gli insetti, insomma che ne combinano di tutti i colori. E che testimoniano con chiarezza il riscaldamento globale.
Tra le osservazioni raccolte da Bertolli, anche quella portata avanti con il conservatore onorario Giorgio Perazza e che racconta di come da fine Ottocento ai giorni nostri, gran parte delle orchidee selvatiche abbiano ormai anticipato la fioritura di dieci, venti giorni. Il fatto è emerso confrontando le date di fioritura su tutta una serie di campioni di erbario depositati nei musei e università del Nord Italia con i dati raccolti da Perazza negli ultimi trent’anni.
Ma il surriscaldamento della Terra salta fuori anche osservando di quanto le piante abbiano innalzato il limite degli areali: non è uno scherzo, si parla di circa 230 metri di media nell’ultimo secolo, con delle vere e proprie specie “atlete” che davvero corrono all’insù di cinque metri l’anno. Se per esempio il carpino nero si trovava a fine Ottocento solo fino a 1300 metri di altitudine, ora riesce a crescere fino a 2089 metri; alcune felci si sono “alzate” di 825 metri nell’ultimo secolo, con un’impennata negli ultimi 28 anni di ricerca botanica.
Non solo specie più “valligiane” si spingono più in alto, ma anche specie mediterranee o quantomeno di climi più caldi, si spingono a nord: da una ricerca portata avanti con Giulia Tomasi e Filippo Prosser è infatti risultato che nell’ultimo secolo si è assistito ad uno spostamento medio verso nord in Trentino di ben di trenta chilometri, con alcune piante che hanno registrato una velocità di penetrazione a nord davvero impressionante. Ed è davvero curioso che siano proprio le piante, considerate esseri immobili per natura, a raccontare con così evidenza di come il nostro mondo stia cambiando.
Oltre alle specie officinali e a quelle più curiose, come per esempio l’orchidea che si mimetizza da insetto per sedurre l’animaletto giusto, le piante sono anche testimoni delle vicende umane. Bertolli infatti racconta anche delle “specie di guerra”, portate dai soldati della Prima Guerra Mondiale, e che ancora oggi, con la loro presenza, si distribuiscono lungo la prima linea a ricordare chi non c’è più.

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