Morto Francesco Pavone magistrato a Rovereto per moltissimi anni
Si è spentoi a 86 anni il magistrato Francesco Pavone. Viveva a Settimo di Pescantina, ma una parentesi della sua vita lavorativa l’ha trascorsa al tribunale di Rovereto. Qui è stato procuratore capo ed era qui, nel 2006, quando è arrivata anche per lui l’età della pensione.
Quella volta gli fecero festa in tribunale. «Un incontro amichevole e di reciproca simpatia, quello che si è svolto tra il sindaco Guglielmo Valduga e il procuratore capo Francesco Pavone», si legge sfogliando le cronache di quei giorni.
Francesco Pavone, che era stato sostituto procuratore a Rovereto negli anni Settanta ed era ritornato nella città della Quercia (dopo una parentesi dove aveva ricoperto il ruolo di pubblico ministero presso il tribunale di Verona seguendo casi famosissimi come gli efferati omicidi compiuti da Pietro Maso) con il ruolo di procuratore capo.
«Nel corso dell’incontro - si legge ancora nel racconto del saluto tra lui e il sindaco - il magistrato, originario della Calabria ma residente da anni a Verona, ha affermato d’essersi trovato molto bene a Rovereto, città alla quale è particolarmente affezionato (la moglie di Pavone è roveretana). Il sindaco Valduga lo ha ringraziato per l’attività svolta e soprattutto per averla esercitata con grande attenzione nei confronti dell’individuo che, quando si rivolge al magistrato, mette nelle sue mani una parte significativa della sua vita. Il sindaco ha anche auspicato che il rapporto tra il procuratore capo e la città di Rovereto permanga».
Francesco Pavone era un appassionato di diritto canonico e storia ecclesiastica, era anche un brillante oratore ed i suoi interventi pubblici erano tra i più attesi.
Commosso il ricordo del sostituto procuratore presso il tribunale di Trento Marco Gallina che lavorò fianco a fianco col dottor Pavone alla procura di Rovereto dal 1997 al 2006, anno in cui il procuratore capo andò in pensione (l’anno successivo Gallina venne trasferito a Trento dopo aver retto per dodici mesi l’ufficio della città della Quercia sostituendo proprio il dottor Pavone): «Definirlo un padre è forse eccessivo ma un fratello maggiore quello sì - ricorda commosso Gallina - Posso dire che è stata la più bella figura di capoufficio che ho avuto nella mia vita professionale. Sapeva sdrammatizzare anche le situazioni più complesse, infondeva serenità, era una persona di grandissima cultura e altrettanta arguzia. Ci ha sempre lasciato una grande autonomia di manovra ma c’era sempre quando la situazione lo richiedeva». Affranto nel momento in cui gli comunichiamo la triste notizia anche Marco D’Arcangelo, già comandante della Polizia Locale di Rovereto e da alcuni anni di stanza nell’Alto Garda e Ledro: «Il dottor Pavone era una gran bella persona, come uomo ancor prima che come magistrato. Mi dispiace davvero tanto». Commozione che si riscontra anche nelle parole dell’avvocato Paolo Mirandola, decano del foro di Rovereto e presidente dell’Ordine allorquando il dottor Pavone lasciò la procura trentina per dedicarsi alla meritata pensione: «Ho conosciuto il dottor Pavone nel lontano 1969, ero ancora studente e andai nel suo studio per chiedergli un consiglio giuridico rispetto alla possibilità di aprire un giornale qui a Rovereto - ricorda - Professionalmente devo dire che tra tutti i magistrati che ho conosciuto è stato forse l’unico dotato di una grande ironia per sé stesso e per il suo lavoro. Non era il magistrato che credeva di sedere su un trono dal quale esercitare il proprio potere fine a sé stesso. E in lui ho sempre riscontrato nei fatti un grande rispetto per l’avvocatura».