Manca il personale per aprire i centri covid

di Chiara Zomer

Covid hotel e Rsa dedicata agli anziani positivi malati lievemente: il Comune di Rovereto, per altro incalzato da settimane dalle cooperative sociali, è pronto a fare la propria parte. Due edifici li ha messi a disposizione della Provincia, ora si tratta di capire se serviranno. Ma le difficoltà sembrano più numerose delle opportunità: «Apprezziamo la disponibilità, ma per quel che riguarda la Rsa c'è soprattutto un problema di personale - spiega il dirigente generale Giancarlo Ruscitti - mentre per il Covid hotel al momento non c'è necessità. La proposta è comunque al vaglio dei tecnici, e alla fine decideranno l'assessore Stefania Segnana assieme al sindaco Francesco Valduga».

Non è un caso, se Rovereto ha proposto due strutture. Se quella al Covid è una guerra, le prime linee sono due: gli ospedali e i servizi territoriali. Ed è da questi ultimi che l'allarme è stato dato ormai settimane fa. La cooperativa Vales l'ha anche messo nero su bianco: se si vuol continuare a garantire i servizi domiciliari, serve mettere in condizione gli operatori di lavorare in sicurezza. Significa vestirsi e svestirsi (della tutona isolante) in un luogo sterile, non a casa dei pazienti. In caso contrario cominciavano ad esserci problemi di garanzia del servizio.

Dall'altra - hanno osservato, in una lunga lettera di cui avevamo dato notizia tempo fa - c'è un'urgenza, che viene da territorio: gli anziani che prima di Covid non erano nemmeno nei radar dei servizi, e che ora magari sono positivi, anche se non gravi. Se non c'è un sostegno, restano in carico alle famiglie (quando ci sono), che non sanno come gestire la cosa. Per entrambi i problemi, le cooperative evidenziavano la necessità di Covid hotel.

L'appello non è caduto nel nulla. Il Comune di Rovereto un progetto l'ha presentato all'azienda sanitaria: «Ieri ho inviato tutto per iscritto - spiega l'assessore Mauro Previdi (nella foto) - ma già avevamo avuto qualche confronto. Noi siamo in grado di mettere a disposizione l'ostello, come Covid hotel, per ospitare chi è positivo ma asintomatico e avrebbe difficoltà a restare isolato a casa, oppure per mettere a disposizione delle cooperative locali un luogo dove cambiarsi e farsi una doccia, prima di tornare a casa, così da lavorare in sicurezza. E poi abbiamo osservato che c'è la Rsa Defrancesco, dove i lavori sono finiti, mancano gli arredi. Ma se la Provincia la allestisce, attraverso la protezione civile, ha in poco tempo uno spazio per ospitare gli anziani con sintomi non gravi. Ora dipende tutto dalla Provincia».

L'urgenza più stringente, par di capire, sarebbe quella per gli anziani con sintomi. Anche perché il centro Covid di Volano ormai è pieno. Ma per realizzarne un altro servono due cose: i muri (e quelli ci sarebbero) e le persone. E sono quelle a mancare. Un problema evidenziato dal dirigente generale Ruscitti: «Quando abbiamo fatto quell'operazione a Volano, i dipendenti dell'Opera Romani hanno garantito la gestione anche della struttura Covid, con l'aiuto di alcuni infermieri inviati dall'azienda sanitaria - spiega il dirigente - ma io temo che la Vannetti, che sta facendo fatica già così, non sia in grado, senza trasferimenti di ospiti, di garantire la gestione della struttura nuova. E certo noi non abbiamo personale da distaccare lì».

Questo il nocciolo del problema. Dall'altra però, rimangono urgenti le necessità di un'utenza che, se non aiutata a stare fuori dagli ospedali, finirà per forza per intasare i pronto soccorso. L'onere di trovare la quadra - magari con modelli organizzativi nuovi - è della politica provinciale. Nei prossimi giorni si terrà un vertice, tra l'amministrazione Valduga e l'assessore Segnana. Magari si comincerà da lì.

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