Bollette salate per il Polo museale Il conto per il Comune sfiora i 300 mila euro all'anno
La bellezza costa. E pure la cultura non scherza, specie se si inserisce in uno scrigno prezioso disegnato da archistar e pagato con milionate di euro pubblici. Il valore dell'esposizione, in altre parole, determina tutte le spese che servono a mantenere, appunto, bello il bello. E il conto per le utenze è davvero salato: 1,5 milioni di euro all'anno.
Il Polo museale di corso Bettini - a partire dal Mart «griffato» Mario Botta - è comunque un lustro per la città della Quercia. A tal punto che, pur essendo formalmente proprietà della Provincia, il conto delle spese condominiali per il Comune di Rovereto è salato: circa 300 mila euro all'anno. E meno male che, da 18 anni in qua (il taglio del nastro dell'opera culturale più cara del Trentino è del 2002), sono passati di mano pezzetti di questa ricchezza artistica e si è provveduto a firmare convenzioni su convenzioni proprio per contribuire tutti insieme (Mart, piazza Dante, palazzo Pretorio e recentemente anche il Centro servizi culturali Santa Chiara) al pagamento delle bollette.
All'inizio dell'avventura, però, si pagava meno: 166 mila euro, di fatto la metà, sborsati dal Comune alla voce spese condominiali del Polo museale. Ma negli anni successivi la bolletta è rincarata e si deve pensare che si tratta di una quota visto che il conto è suddiviso tra tutti gli enti che occupano gli spazi nel viale del Settecento.
Nel frattempo sono cambiate anche le proprietà e i prestiti di alcuni ambiti, come l'auditorium Melotti (regalato alla Provincia e poi tornato temporaneamente in prestito a palazzo Pretorio durante i lunghissimi lavori di restauro del teatro Zandonai) e, appunto, il gioiellino da 600 posti rimesso in sesto in «soli» tre lustri di cantiere.
La bolletta più sostanziosa, però, rimane quella della civica biblioteca Tartarotti: 210 mila euro che comprendono le utenze anche di palazzo del Grano. I restanti 80 mila euro ricadono invece sull'apertura di palazzo Alberti.
Nel maxiassegno per tenere belli, caldi e puliti i palazzi e i siti turistici di corso Bettini, ovviamente, rientrano le utenze ma pure la manutenzione degli impianti elettrici del Polo (Mart compreso), termici e climatizzazione. E ancora: la gestione di quelli di illuminazione, sicurezza, dei controlli degli accessi e antincendio, sistema informatico di controllo, ascensori, pulizie delle parti comuni e del verde e, infine, la vigilanza esterna notturna. Una lunga serie di spese che, per quanto riguarda il museo, pesano per il 20% sulle casse comunali.
Tra conto per le utenze e manutenzioni, insomma, la somma per piazza del Podestà sfiora i 300 mila euro. Ma, come detto, questo è il prezzo della bellezza. D'altro canto, si sa, non c'è lusso che non implichi un bel portafoglio a fisarmonica. E il Mart, più biblioteca, più auditorium, più teatro Zandonai sono, effettivamente, dei grandi lussi, ovviamente in termini positivi, per la città. Ma chi, nel passato burrascoso che ha portato alla nascita del Polo museale, diceva che le spese «vive» sarebbero state pesanti è stato facile profeta. Non ci voleva molto a capire che, alla lunga, le cifre avrebbero fatto capolino in maniera invadente nei bilanci pubblici. Soldi comunque ben spesi visto che proprio il Mart ha lanciato nel firmamento geografico e turistico internazionale la piccola e provinciale Rovereto, uscita del limbo dell'anonimato ed ormai dotata di un «brand» spendibile in tutto il mondo. Insomma si paga ma almeno ci si fa conoscere, nonostante il funesto 2020 che ha concesso solo visite a singhiozzo.