Case del Comune agli esclusi dalle graduatorie Itea
La Provincia allunga gli anni di residenza degli stranieri per poter accedere agli alloggi pubblici? Poco male, chi resta tagliato fuori potrà fare affidamento sul Comune e sulle abitazioni popolari gestite da palazzo Pretorio e dall'Apsp Vannetti. È uno dei punti «caldi» del programma del sindaco Francesco Valduga illustrato, un mese e mezzo dopo la riconferma alla guida di palazzo Pretorio, al consiglio comunale.
Nelle 24 pagine del vademecum per i prossimi cinque di amministrazione, ovviamente, c'è di tutto. Ma a far rumore sarà probabilmente il punto 1.5 relativo alle politiche sociali che parla, appunto di «autonomia abitativa». E che come detto, sulla scorta di una città che deve essere inclusiva e solidale, non vuole lasciare indietro nessuno. Specie chi, fino a prima dell'arrivo della Lega in Provincia, aveva diritto alla casa Itea dopo tre anni di residenza continuativa in Trentino. Poi la norma è cambiata, dilatando i tempi fino a due lustri.
«Qualora la recente modifica alla normativa provinciale, che ai fini della presentazione della domanda di alloggio pubblico ha introdotto il requisito della residenza continuativa in provincia di Trento da almeno 10 anni lasciasse senza risposta molte famiglie in stato di bisogno - è scritto nero su bianco nel programma - immaginiamo di sostenere queste stesse famiglie incrementando l'offerta dei servizi abitativi di livello comunale, ad esempio rafforzando il "Progetto per l'autonomia abitativa" istituito con uno specifico protocollo d'intesa tra Apsp Vannetti e Comune di Rovereto».
Questo, per carità, è uno dei tanti temi toccati nell'elenco dei desiderata del sindaco per il quinquennio che si è appena aperto in piazza del Podestà. Ma, in un certo senso, è quello politicamente più forte visto che contrasta con un disegno ben diverso tracciato dalla giunta provinciale di centrodestra. Però si infila nella filosofia di «città per tutti e di tutti» che Francesco Valduga ha sempre sbandierato con orgoglio e che è concentrato in quel termine omnicomprensivo che è «Idea». E, come ricorda il primo cittadino, «per una città innovativa, democratica, ecologista, autonomista, un'alleanza fondata sui principi fondamentali della Costituzione e della cultura del civismo democratico, della democrazia liberale, dell'autonomismo, del popolarismo cattolico, della sinistra riformista, inclusiva e che rifiuta ogni forma di discriminazione».
Il titolo forte, tra l'altro, è «fare comunità», puntando su un welfare generativo e sul principio di sussidiarietà. E nella città inclusiva, Valduga parla di «barriere che non sono solamente fisiche», coinvolgendo proprio i tanti stranieri che abitano qui. «La presenza, da decenni, di cittadini di origine straniera che lavorano e i cui figli frequentano le nostre scuole e le università e sono inseriti nella vita sociale rappresenta una ricchezza per Rovereto, perché una comunità cresce se riesce a mettere a fattor comune e a valorizzare le diversità di provenienze culturali e religiose per migliorare la qualità della convivenza».
La socialità e la convivenza, dunque, sono uno dei baluardi del programma. Compresa, per esempio, la partecipazione, il ruolo fondamentale delle circoscrizioni che, nelle intenzioni, dovrebbero «incrementare le possibilità di un loro impegno concreto sul territorio».
Infine, si cerca di rilanciare la città dell'incontro. «Rovereto è insignita del titolo "Città della Pace" a cui però va data concreta e adeguata trasposizione in azioni politiche. Pace è accoglienza, apertura ad altre realtà e territorio, è la promozione di relazioni internazionali improntate al dialogo e allo scambio di culturale».
Insomma, se la Provincia vuole chiudere la porta agli «altri», il Comune è pronta a riaprirla.