Coronavirus / La svolta

Il reparto di rianimazione di Rovereto è Covid free, il primario: “Passati qui oltre 300 malati gravi”

Giovanni Pedrotti guarda al futuro con un cauto ottimismo: “I vaccini e la bella stagione ci hanno aiutato, ma ci aspettiamo casi anche in autunno”

di Luisa Pizzini

ROVERETO. Da giovedì scorso i letti del reparto di rianimazione dell'ospedale di Rovereto destinati ai malati Covid sono vuoti. Anche gli ultimi pazienti, ricoverati per il peggioramento della loro condizioni una ventina di giorni fa, sono stati dimessi e da allora non ci sono stati nuovi ingressi.

«Gli ultimi pazienti erano tutte persone non ancora vaccinate» conferma il primario del reparto, Giovanni Pedrotti. La svolta positiva, quella che ha portato ad una graduale diminuzione dei ricoveri per Covid, ha coinciso proprio con l'aumento della copertura vaccinale, oltre che con l'arrivo dell'estate. Ma per il momento il dottor Pedrotti non se la sente ancora di dire che è finita.

Dottore, avete dimesso anche gli ultimi pazienti che erano in gravi condizioni a causa del Covid. É finita?

«Mah, l'estate la scampiamo ma mi sa che quest'autunno qualcosa tornerà. Spero non con i numeri dei mesi scorsi, ma qualche nuovo ricovero ce lo aspettiamo».

Non è ancora ora di mettere via gli scatoloni con i ventilatori?

«Esatto. Non vendiamo i ventilatori per il momento».

Ma dal suo punto di vista come sta andando la situazione?

«I vaccini e la buona stagione ci hanno dato una mano. Da Pasqua in poi abbiamo progressivamente ridotto il numero dei ricoveri e ormai da una ventina di giorni non sono più arrivati pazienti Covid. Da giovedì siamo Covid free».

Gli ultimi malati arrivati da voi erano non vaccinati?

«Sì, tutte persone non vaccinate».

Lo scenario è cambiato quando è aumentato il ritmo delle vaccinazioni?

«Sicuramente, abbiamo notato un cambio nei ricoveri».

La speranza è che chi è protetto dal vaccino, se contrae il Covid, non si aggravi?

«Esattamente, dovrebbe andare così».

Come ha vissuto il reparto di rianimazione questa fase?«Ovviamente erano tutti contenti, c'era più libertà di movimento e la possibilità di dedicarsi appieno al resto dei pazienti ed agli interventi chirurgici. Si intravede una ripresa della normalità».

L'ospedale si sta riorganizzando?

«Speriamo. Non è così semplice tornare alla normalità perché comunque ci sono tanti aspetti da riorganizzare: spazi, personale».

E sempre tenendo presente che il Covid esiste ancora, quindi con procedure da seguire?

«Sempre con procedure da rispettare e da test da fare. Abbiamo riservato un box per queste persone che non hanno ancora la diagnostica completa e quindi siamo sempre in allerta nel caso ci fosse qualche paziente Covid. In Italia si è vaccinato un terzo della popolazione in modo completo, quindi non si può essere certi che non ci sia nessun caso».

Le notizie che arrivano dall'estero, ora si parla tanto della variante Delta diffusa in Gran Bretagna, non sono confortanti però…

«Vanno interpretate, dipendono da molti fattori. Comunque non ci aspettiamo lo zero assoluto, ma una fase di transizione».

Riesce a dare un po' di vacanza al personale che si è impegnato tanto?

«Sto cercando di distribuire le ferie a tutti, ma non possiamo mica chiudere. Ora i chirurghi si aspettano di operare, i pazienti di essere operati. Attività ne abbiamo sempre fatta, con priorità agli interventi più urgenti. Non ci siamo limitati curare i Covid, come insinua qualcuno, ma alcuni pazienti hanno sicuramente subito dei ritardi per causa di forza maggiore. Si trattava di salvare la vita ad altre persone, non di dare priorità all'uno o all'altro, non c'era tanto da scegliere. Ma i dati ci confortano: l'attività del 2020 è stata comunque di tutto rispetto».

Quanti pazienti Covid avete curato dall'inizio della pandemia?

«In terapia intensiva da noi ne sono passati più di trecento: sessanta nella prima ondata, più di duecentocinquanta nella seconda».

Voi medici e sanitari che avete ricevuto per primi il vaccino a inizio anno avete già in programma un nuovo richiamo?

«No, per ora si parla di dodici mesi di validità e forse si andrà ancora più avanti. E' già passato del tempo ma i dati che abbiamo parlano di una copertura che pare ancora buona e rimarrà. Le cose sono in evoluzione però».

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