Vaccinazioni, i ventenni battono i trentenni 56% a 50%
L'assessora Micol Cossali: un segno di maggiore senso civico, hanno ben chiara la responsabilità sociale dell'essere cittadini. L'antropologo Duccio Canestrini: la maggior parte credo voglia semplicemente andare in vacanza ed essere libera di fare quello che giustamente si vuole fare a quell'età
ROVERETO. A Rovereto e in Vallagarina i ventenni si vaccinano di più dei 30-40enni.
Questo il dato più rilevante, dal punto di vista sociale, tra quelli che descrivono l'attività del polo vaccinale di Borgo Sacco, attivo da gennaio scorso.
Il dato generale, come detto, vede una decisa flessione del numero di vaccinazioni, che hanno raggiunto il picco a giugno con 26.755 dosi somministrate per poi scendere alle 20.581 di luglio per arrivare infine alle sole 4.835 prenotazioni per il mese in corso.
Una diminuzione che evidentemente non è da attribuire alle giovani generazioni.
Tra la Vallagarina e gli altipiani cimbri risiedono 9.828 ragazzi tra i 20 ed i 29 anni. Di questi, 5.529 (il 56,26%) hanno ricevuto la prima dose di vaccino. Nella stessa area i residenti tra 30 e 39 anni sono 10.398.
Di questi 5.280 sono entrati almeno per la prima puntura nell'hub vaccinale in Manifattura Domani.
Il dato equivale al 50,78%. Quindi percentualmente i ragazzi tra i 20 e i 29 anni si sono vaccinati di più delle persone tra i 30 ed i 39, nonostante queste ultime abbiano avuto più tempo a disposizione, essendo stata data precedenza all'età nell'accesso alla vaccinazione.
Ed infatti i più vaccinati sono gli ultra 80enni, con l'89,59% del totale che ha ricevuto almeno la prima dose seguiti in ordine anagrafico dai 70-79enni (87,4%), dai 60-69enni (79,3%), dai 50-59enni (71,9%), dai 40-49enni (61,9%).
Una progressione lineare che fa un salto solo quando si arriva ai 30-39enni: questa è l'unica fascia d'età ad essersi vaccinata meno della fascia d'età più giovane seguente.
Che cosa racconta questo dato?
«Che i giovani hanno un senso di responsabilità e una consapevolezza molto più sviluppate di quanto generalmente non si pensi - argomenta l'assessora ai Giovani del Comune di Rovereto Micol Cossali -. Le giovani generazioni non sono costituite solo dai fannulloni disimpegnati che una lettura del mondo grossolana vuole imporre.
Anzi, hanno ben chiara la responsabilità sociale dell'essere cittadini, e che la salute è un bene comune, che la salute di ognuno dipende dalla salute generale della collettività.
Non è un caso - argomenta Cossali - se sono sempre i giovani la categoria più attenta al tema ambientale, e che ha ben chiaro come il rispetto dell'ambiente passi dalle azioni di ciascuno.
Per molti anni gli uomini sono cresciuti nell'illusione del progresso inesorabile della salute, dell'aspettativa di vita, del benessere.
Abbiamo perso la consapevolezza della nostra fragilità come singoli esseri, prospettiva che questa pandemia ha spazzato via.
I giovani si sono dimostrati meno "compromessi" da questa visione fallace e più resilienti».
Per il sociologo Duccio Canestrini dietro la maggiore incidenza delle vaccinazioni tra i giovani ci sono, invece, ragioni pragmatiche.
«Molti lo fanno credo perché universitari. E la maggior parte credo voglia semplicemente andare in vacanza ed essere libera di fare quello che giustamente si vuole fare a quell'età; che poi la libertà sia cosa ben diversa dal possedere un "green pass" è un altro discorso... Direi che i giovani hanno abbracciato con un po' più di leggerezza, quasi incuranza, il ricatto che di fatto lo Stato ha imposto con questa misura.
Credo che invece le persone più mature abbiano approfondito con più attenzione la logica e le incongruenze delle attuali politiche sanitarie, decidendo nella metà dei casi di sottrarvisi».
Per l'assessore alla Salute Mauro Previdi «i ragazzi hanno più desiderio di libertà, e di potersi muovere senza restrizioni. Comunque credo che l'allarme per il calo delle vaccinazioni sia destinato a rientrare, ci sono dati che parlano di una ripresa delle prenotazioni per agosto».
Non si dice stupito della "corsa al vaccino" da parte delle giovani generazioni Fabiano Lorandi.
«Soprattutto tra i giovanissimi, tra 12 e 19 anni: perché sono quelli che, in età scolare, più hanno subito le limitazioni imposte dalla pandemia. Dalla Dad alla pratica sportiva azzerata, alla socialità impedita. Analisi parzialmente analoga si può fare per i 20-29enni.
In tanti sono universitari, e non vogliono perdere la vita universitaria, che peraltro è un'eccezionale occasione di vita sociale. Credo che quindi nel minor tasso di vaccinzioni tra i 30-39enni pesi l'approccio del mondo del lavoro al tema Covid e Green Pass, dove mi pare ci sia più tolleranza o lassismo. O quanto meno un ridotto senso di "urgenza" della vaccinazione».