Rovereto non riesce ad aprire la dodicesima farmacia (a Lizzana): il Comune perde il ricorso al Tar dei privati, e poi cala il silenzio
Il consigliere Angeli interroga il sindaco, come mai non si è più andati avanti? Ma il pronunciamento dei giudici aveva rilevato una delibera sbagliata e un difetto nella defizione degli ambiti
ROVERETO. Da ormai più di un anno il progetto del Comune di dotare la città della dodicesima farmacia, da situare nel quartiere di Lizzana, è di fatto congelato.
Dopo la sentenza del Tar dell'ottobre scorso che accoglieva in parte il ricorso contro l'apertura presentato dalla farmacia Barbacovi di via Benacense (ricorso che peraltro faceva seguito ad un'altra azione legale, questa volta a firma di tutte le farmacie private cittadine) la partita sembra essere uscita dall'agenda di Palazzo Pretorio.
Un silenzio che però non tutti sopportano. E così a riportare alla luce il tema ci ha pensato il capogruppo in Consiglio comunale della Lega Viliam Angeli, che ha depositato un'interrogazione sul tema.
La vicenda si è sviluppata nel corso degli anni ed il pronunciamento del Tar del 2020 è stata solo l'ultima puntata, almeno finora. Come detto il ricorso della Barbacovi è stato il secondo ad essere finito nelle mani dei giudici.
Il punto vendita di via Benacense contestava il progetto di apertura del Comune per due ordini di motivi: perché la nuova farmacia sarebbe stata aperta a Lizzana e perché per aprirla si erano modificati i perimetri delle zone di pertinenza delle diverse farmacie, atto che aveva visto la stessa Barbacovi perdere parecchio territorio di competenza.
Da qui il ricorso in proprio, che tra l'altro avanzava anche una richiesta di risarcimento danni, che la corte però ha respinto.
In poche parole: la Barbacovi contestava l'operato del Comune (chiedendo l'annullamento delle relative delibere) su due fronti. Il primo è intuitivo: non volevano la nuova farmacia a Lizzana visto che una precedente delibera di giunta faceva intendere che il dodicesimo punto vendita sarebbe stato ubicato a Marco.
Ma su questo fronte le controdeduzioni del Comune - che ha optato per Lizzana dopo indicazioni in questo senso arrivate da entrambe le circoscrizioni interessate - sembravano aver convinto il Tar: nonostante un'irregolarità nella delibera (ritenuta sanata dal successivo atto della Provincia), i giudici avevano rigettato la richiesta di annullamento.
Diverso il discorso per un tema piuttosto tecnico, cioè il perimetro delle zone. La città è per legge divisa in zone, e le farmacie ubicate all'interno di una zona possono spostarsi dove vogliono, ma dentro quel perimetro. In qualche modo, quella è l'area di riferimento, anche dal punto di vista della clientela, della farmacia o delle farmacie che su quel territorio insistono. Nell'istituire la dodicesima farmacia, il Comune aveva ridotto il perimetro della zona 6, quella della Barbacovi.
E qui stavano le critiche: il bacino d'utenza ridotto per effetto di questa scelta di 1.100 residenti. Il Comune aveva giustificato la decisione dicendo che in quell'area insisteranno - ma senza indicare una data precisa - gli ambulatori ora in via S. Giovani Bosco, e in predicato di trasferirsi al'ex Bimac. Il Tar aveva dunque ritenuto che ci fosse un difetto di istruttoria nell'indicazione dei nuovi perimetri delle zone cittadine, annullando la delibera.
Da quel momento, di una nuova farmacia non si è più parlato. «Ma l'esigenza dei residenti di Lizzana - argomenta oggi Angeli - non è venuta meno. A tal proposito nulla è stato comunicato né al consiglio comunale né alla Circoscrizione. Sarebbe opportuno considerare un'eventuale collocamento della farmacia nella sede del Rovercenter, che da oltre un anno risulta immobile e vuota. Detto ciò, rimane inconfutabile il fatto che il ritardo cagionato dal ricorso presentato al Tar dalle farmacie private abbia avuto un peso notevole in questo periodo di pandemia sugli utenti/pazienti di Lizzana, a cui si aggiungono - contestualmente - i notevoli mancati introiti per la nostra società Smr».