Crimine / Il caso

Baby gang a Rovereto, il Questore: «non sono una ragazzata ma un fenomeno che tenuto sotto controllo e perseguito»

Il prefetto in visita alla città annuncia un rafforzamento del Commissariato, e guarda ad un incremento della videosorveglianza nel «pentagono» dall’urban Center al Brione

di Nicola Guarnieri

ROVERETO. «Le baby gang non sono una ragazzata ma un fenomeno che tenuto sotto controllo e perseguito. L'autorità giudiziaria dovrebbe avere maggior rigore nell'applicare la legge perché, pur trattandosi di minorenni, stanno commettendo dei reati».Il questore di Trento Alberto Francini ha preso di petto la questione delle violenza minorile a Rovereto. E, dopo aver annunciato l'invio delle pattuglie anticrimine in città, ieri pomeriggio è sceso di persona per rendersi conto della situazione. E i posti sensibili, soprattutto l'area intorno a corso Rosmini, saranno presidiati tre giorni a settimana da tre squadre in arrivo da Verona e Milano.

«Questo in attesa di ampliare l'organico del commissariato di Rovereto ma anche di quello di Riva del Garda. Si stanno facendo i concorsi e poi saranno inviati nuovi agenti».

La richiesta di sicurezza dei cittadini e delle forze politiche, insomma, ha avuto risposta immediata. Come, per altro, le indagini che hanno portato ad individuare e denunciare i due aggressori che hanno mandato all'ospedale un uomo di 46 anni «colpevole» di aver cercato di rincuorare una ragazza in lacrime.

«Non è un problema investigativo - ricorda il questore - perché tra indagini e soprattutto videosorveglianza si riesce a scoprire i colpevoli. Resta però il fatto che non si può sempre avere un occhio di riguardo perché si tratta di minorenni. Le leggi ci sono e questi episodi non sono affatto ragazzate ma azioni criminali a tutti gli effetti».

Il fenomeno baby gang, assicura il dottor Francini , è conosciuto. «Siamo abituati a sentirne parlare in città come Milano, Bologna, Napoli ma c'è anche qui. Purtroppo si tratta di ragazzi con famiglie disagiate dietro o che cercano di imporre la propria personalità con la violenza. Sono giovani disadattati, italiani o comunque stranieri di seconda e terza generazione. L'autorità giudiziaria, ripeto, dovrebbe trattare questi fenomeni come prevede la legge, con le cautele del caso essendo minori, ma comunque con fermezza e decisione».

La città, d'ora in avanti, sarà maggiormente presidiata. «É importante che ci sia un presidio, specie nei dintorni di corso Rosmini e in piazza ma serve anche la videosorveglianza perché è fondamentale mettere in campo misure di deterrenza».

E in proposito, in un domani non troppo lontano sarà monitorato da remoto sul territorio da Salorno a Borghetto. «C'è un progetto d'accordo con la Provincia per implementare il servizio di videosorveglianza di tutto il Trentino, utile per individuare i responsabili dei reati ma soprattutto come deterrente».

La presenza sul campo, però, resta fondamentale. «E infatti sarà ampliato l'organico del commissariato di polizia, sia a Rovereto che a Riva».

Da tempo, non a caso, i numeri di poliziotti in servizio sono riscati. Adesso, però, qualcosa si muove e si potrà quindi tornare a vigilare in presenza sulla città. Per alcune settimane, intanto, a monitorare la situazione saranno le squadre anticrimine coordinate dal vicequestore Salvatore Ascione.Tornando all'ennesimo episodio, torna alla mente quanto denunciato la primavera scorsa dalle opposizioni in consiglio comunale che parlavano di pentagono della «criminalità» disorganizzata: piazza dell'Urban City su corso Rosmini, vicolo Parolari, giardinetti di via Manzoni, San Giorgio e Brione.

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