Clima pazzo, gli alberi in città fioriscono: il caso degli ipocastani in corso Rosmini
Gli esperti: un fenomeno mai rilevato prima, scientificamente sconvolgente. Giulia Tomasi, botanica del Museo Civico: oll'origine certamente l'estate calda e secca, dovremo studiare in modo approfondito questo caso
ROVERETO. Sugli alberi di Corso Rosmini si nota da qualche giorno un fenomeno che ha lasciato letteralmente di stucco pure i botanici della Fondazione Museo Civico: il calendario segna infatti settembre, eppure gli ippocastani dell'arteria principale della città della Quercia sono fioriti. Fateci caso: petali candidi spiccano freschi sopra entrambi i marciapiedi del Corso per diverse centinaia di metri.
Della sorprendente esplosione di fiori ne abbiamo parlato con Giulia Tomasi, botanica della Fondazione di Borgo Santa Caterina, fra le prime a scoprire l'anomalia.
«Vedere fiorito a settembre l'ippocastano, meglio conosciuto come l'albero delle castagne matte (Aesculus hippocastanum) ci ha lasciato in effetti scientificamente sconvolti. La specie è molto utilizzata come ornamento lungo i viali perché garantisce un buon ombreggiamento, regalando splendide fioriture tra aprile e maggio, ma non certo in autunno».
La causa più probabile potrebbe risiedere nella calda e secca estate. «Certamente, ma vale la pena capire meglio i meccanismi di stress alla base di un simile comportamento - argomenta Tomasi -. È l'ennesima conseguenza della balorda estate 2022, troppo calda e siccitosa per alberi adattati a vivere alle nostre altitudini. Li si vede ancora rinsecchiti, peraltro. Lo stress idrico e il caldo hanno innescato l'ingiallimento e la perdita delle foglie, che sarebbe il meccanismo fisiologico di difesa contro il gelo invernale. Ma quest'anno fra le stagioni critiche si è aggiunta pure l'estate, su piante già stressate dalla farfalla minatrice (Cameraria ohridella)».
A dimostrarlo, i dati di temperatura della Specola di Rovereto diffusi nei giorni scorsi, che mostrano come l'estate 2022 sia stata praticamente ai livelli di quella storica del 2003, con anomalie prossime ai quattro gradi rispetto alla media storica della stazione. Il trend delle temperature dai grafici appare ineluttabile: se l'estate 2003 risultava una sorta di picco isolato fra estati normalmente molto più fresche, così non è stato per il 2022, dove la calura rilevata si inserisce ormai nel trend delle ultime stagioni. A differenza del 2003, inoltre, il caldo di quest'anno si è accompagnato ad una pesante siccità: «Ingiallimenti senza precedenti per vastità in Vallagarina hanno colpito fra luglio e agosto soprattutto i versanti con suolo più superficiale ed esposti a sud, nella fascia dei boschi collinari (i cosiddetti orno-ostrieti)» spiega Tomasi.
Per gli ippocastani in fiore ci saranno ripercussioni nel 2023? «Ce lo chiediamo, ma crediamo che la prossima primavera quegli alberi possano comunque rifiorire di nuovo, per la terza volta in un anno, uno sforzo supplementare per esemplari provati». Il curioso fenomeno sarà oggetto di un prossimo approfondimento nella rubrica di divulgazione "science break" attivata dalla Fondazione Museo Civico su Telegram.