Dopo 60 anni dietro al bancone, Nadia Sannicolò chiuderà il Bar Calvi di Terragnolo
Dal primo bianco servito a 16 anni all’apertura di un locale diventato casa della comunità. Quando si abbasseranno le serrande? “Penso a fine anno, è stato un viaggio in cui ho incontrato mille volti e mille personaggi” ha detto commossa
TERRAGNOLO. In quel di Piazza di Terragnolo Nadia Sannicolò, 76 anni, gestisce da 60 anni con amore e passione il suo "Bar Calvi", che un tempo non molto lontano era anche locanda ed ospitava turisti e viandanti. Un punto di riferimento, il Bar Calvi, racchiuso tra due ali di case, a pochissima distanza dalla Chiesa. Quando entri in questo locale respiri il passato. Sembra sentire gli emigranti di Terragnolo, quando tornavano dalla Svizzera o da Bolzano, che parlano tra di loro di sport, politica, caccia, e fede. Sono i muri che ora raccolgono queste testimonianze, che Nadia ha impresse nel cuore.
È racchiusa in un catino la storia della montagna, della valle di Terragnolo. Una montagna irta, dura, sacrificale, che produce quello che produce, che però sa forgiare gente tutta d'un pezzo; donne stoiche, sentinelle del rispetto di cultura e tradizione. In questo quadro si inserisce in tackle il fenomeno dello spopolamento delle valli, che ha inferto negli ultimi decenni mazzate pesanti a queste esile terra. Eppure questa è ancora una terra che odora di possibilità, di riscatto e di orgoglio.
Però la storia di Nadia è oggi la storia di un addio; l'età che avanza, i costi di gestione ed un mondo che forse è cambiato troppo l'hanno portata alla decisione di chiudere i battenti del suo storico bar. Quando si abbasseranno le serrande? «Penso a fine anno» dice con voce commossa. Questa donna raccolta nella sua cordialità fraseggia con don Eugenio Cornella, il prete che da 30 anni vive a Terragnolo e nonostante i suoi 94 anni suonati è lucidissimo e distribuisce con innata fede religiosa le comunioni ai vecchi e agli ammalati, subito dopo aver detto il rosario. Don Eugenio è fortemente contrario alla realizzazione della A31. «Sarebbe una follia e metterebbe in pericolo tutte le sorgenti idriche» dice dopo aver letto il breviario.
Ma andiamo per tempo. La famiglia Calvi (Sannicolò) ha sempre gestito il locale. Lo ha fatto la mamma di Nadia di nome Amalia, e con lei il marito Ugo. La storia di Terragnolo, tra matrimoni, battesimi, funerali, partite alla morra, beghe, solidarietà e partite a carte è stata fatta tutta al bar Calvi, dove anche il perlinato scuro come la Borcola quando c'è un temporale, regala una sensazioni d'altri tempi.
«È stato un viaggio in cui ho incontrato mille volti e mille personaggi - considera Nadia - ho ascoltato mille storie e potrei scrivere mille libri. Un viaggio nella mia terra, passando da una valle con molte persone al freddo delle contrade. Il nostro bar era anche il posto pubblico per fare e ricevere telefonate. Ora si chiude un capitolo» conclude, e mentre parla osserva il marito Rodolfo Cornolò (meglio conosciuto come Rudy, che per una vita ha lavorato in fabbrica a Rovereto, insieme a Nadia nella foto) che l'ascolta come un chierichetto e dal suo volto scende una lacrima.
Uomini giganti qui a Terragnolo, forti come i larici ma che sanno ancora commuoversi. Nadia e Rodolfo hanno due figli. Andrea, che vive e lavora a Luserna/Lusèrn, e Alessia, che vive a Noriglio. Molti sono i nipotini. «Sono la mia felicità, la mia vita. A loro dedico sempre una preghiera prima di addormentarmi» confida Nadia. Intanto i paesani continuano ad entrare al bar, come sempre. C'è chi beve un caffè che è buonissimo, e che qui costa ancora solo un euro, chi una birra, chi vuole un panino.
Peccato che questi presidi della montagna, semplici, umili, ma "veri", un po' alla volta si nascondano dietro le nubi di un progresso che forse progresso non è.