Riaccende le luci «Al Silenzio»: lo storico locale ha un nuovo gestore
Dopo mesi di “abbandono” è arrivato Gentian Rameta, origini albanesi ma roveretano dal 1999, che si dedicherà non solo alla cucina, ma anche a una selezione di vini trentini e altoatesini, pochi quelli fuori regione, accompagnati da delizie locali per valorizzare i prodotti del territorio
IL FATTO Agosto, da oggi chiuso "Al Silenzio", il primo ristorante di sushi trentino
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ROVERETO. Siamo arrivati a fine anno e qualche attività del centro spegnerà le luci. Definitivamente. Complici il caro bollette, gli affitti alle stelle, la crisi economica che porta molte famiglie a tagliare i consumi e la ridotta frequentazione del centro hanno indotto più di un commerciante a dire stop, si chiude.
Ma c'è una luce che si è riaccesa dopo mesi di buio. Ed è quella di "Al Silenzio", lo storico locale in Santa Caterina chiuso a fine luglio scorso. Un capitolo della storia della gastronomia di Rovereto si concludeva (anche se il punto take away ha continuato a funzionare) mettendo così fine ad un'esperienza unica, particolare voluta da Gianfranco Grisi (musicista roveretano conosciutissimo) e dalla figlia Carlotta (con i suoi sapienti consigli enologici) che avevano creato un luogo dove, al di là dei piatti frutto della creatività tra tradizione e modernità, era nato il Trentin sushi fatto con ingredienti "local", diventato da subito un marchio distintivo e di eccellenza. Un'esperienza, nata nel settembre del 2013 sulle ceneri di un'antica osteria, che ha lasciato il segno in città e il vuoto dopo la decisione di chiudere.
Ora però dopo mesi di "abbandono" è arrivato il nuovo gestore, Gentian Rameta, origini albanesi ma roveretano dal 1999, che si è lanciato in una nuova sfida.
Una sfida non semplice...
Sognavo da anni di aprire un locale mio dopo diverse esperienze nel mondo della ristorazione: ho trovato il "Silenzio" ed ho deciso di buttarmi anche se, mi rendo conto, viviamo tempi difficili. Una scelta non facile, è vero, ma credo nelle potenzialità di Rovereto, una città nella quale vivo bene e per la quale metto a disposizione la mia esperienza e la mia conoscenza, assieme a quelle del mio collaboratore Roberto, nel settore della ristorazione.
Un settore non facile, soprattutto in periodi di crisi: questo non la spaventa?
È la prima esperienza come titolare, ma parto con fiducia, con positività senza voler strafare o inventare chissà quali cose... Con la riapertura del "Silenzio" sia i residenti che i turisti avranno un'occasione in più per vivere la città, per frequentare il centro, per ritrovare uno spazio importante, anche all'aperto nella bella stagione, nel quale incontrarsi e socializzare. Dopo un periodo di restrizioni dovute alla pandemia, c'è questa voglia di riappriopriarsi di luoghi di riferimento: mi auguro che sia ancora così anche per questo locale storico.
Che tipo di proposta farà?
Questo non sarà un luogo dedicato soltanto alla cucina, ma vogliamo dare anche l'impronta di una vineria con una selezione soprattutto di vini trentini e altoatesini, pochi quelli fuori regione visto il livello della nostra produzione enologia, accompagnati da delizie locali proprio per valorizzare i prodotti del territorio.
Cosa resterà dell'esperienza di Grisi con il suo Trentin sushi?
Non è una eredità facile quella che ci lasciano i precedenti gestori. Grisi era (ed è) conosciuto, ha dato una sua impronta particolare al locale, ha creato un prodotto che ha incontrato l'apprezzamento dei clienti. Vedremo anche noi come dare una continuità a quell'esperienza apportando, naturalmente, le novità ancora in fase di definizione e che in un certo verso ci caratterizzeranno...
Come pensate di riconquistare la variegata clientela del "Silenzio"?
Lavorando, lavorando, lavorando... Il nostro obiettivo non è soltanto quello di garantire una sostenibilità economica al locale, ma anche di favorire e stimolare la circolazione delle persone in centro. Perché solo con le luci accese dei negozi e dei locali una città vive e non diventa un dormitorio. Noi ce la mettiamo tutta perché in Rovereto ci crediamo... E in città la chiusura di un locale come “Al Silenzio”, in cui il clima familiare e accogliente si fondeva con una clientela variegata e senza età, è stato un brutto segnale. Ma quella luce si è riaccesa: anche questo vuol dire diventare una città più accogliente per residenti e turisti.