Senzatetto, l’Unità di strada a Rovereto: «Un anno in città con chi vive ai margini»
Il bilancio di fine 2022 da parte di chi opera in città: incontrate 157 persone, ma maggior parte di loro è stanziale. La metà sono italiani, in aumento. Altri trenta arrivano dai paesi dell’Unione europea, una sessantina dall’Africa. Situazioni molto diverse tra loro, accomunate da un grave stato di marginalità
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ROVERETO. Quello che vediamo noi, accelerando il passo per strada, è un mucchio di coperte o uno sconosciuto che ci intimorisce. Quello che vedono gli operatori dell’Unità di strada invece sono persone a cui tendere una mano: 136 volti di uomini, 21 di donne. Tante sono le persone che hanno incontrato in città e nei comuni limitrofi in un anno di attività.
A raccontarli venerdì 30 dicembre ci ha pensato Davide Mayr, responsabile della squadra composta da tre operatori. Due uomini ed una donna per avere sensibilità diverse da mettere in campo ogni volta che l’Unità è scesa in strada per incontrare chi vive ai margini della società. «In questo primo anno di attività abbiamo notato diverse particolarità ed osservazioni sul fenomeno dei senza dimora a Rovereto e nel resto della Vallagarina», ha esordito. «Essendo un servizio nuovo quello dell’Unità di strada a Rovereto, questi mesi ci hanno permesso anche di scattare una prima fotografia dell’esistente. Sono numeri importanti quelli che abbiamo registrato».
La maggior parte delle 157 persone incontrate in strada, infatti, è stanziale. La metà sono italiani, in aumento. Altri trenta arrivano dai paesi dell’Unione europea, una sessantina dall’Africa. Situazioni anche molto diverse tra loro accomunate da un grave stato di marginalità. «Questa è la prima caratteristica di chi vive in strada - sottolinea Mayr - poi spesso le loro condizioni vanno incontro ad una progressività che, ad un certo punto, gli impedisce di poter contrastare la loro situazione».
Ecco allora la difficoltà a cercare risposte nei servizi offerti ed a instaurare e mantenere quelle relazioni che li potrebbero aiutare. «La povertà materiale non è così rilevante - aggiunge il responsabile dell’Unità - certo, acuisce la fatiche, ma i loro disagi sono altri. Così come spesso non è la mancanza di lavoro ciò che fa la differenza, perché un impiego non riuscirebbero a mantenerlo per problemi di alcol, droga o altre dipendenze».
Questo il quadro tracciato dagli operatori che per 157 sere sono usciti alla ricerca di persone da incontrare e per 170 giorni li hanno accompagnati negli uffici dei servizi sociali, in ospedale, all’incontro con un avvocato o in altri contesti dove difficilmente queste persone avrebbero avuto accesso. Sempre con discrezione, instaurando rapporti di fiducia.
«É stato fatto un lavoro importante in questo anno di attività, nel rispetto della dignità di queste persone e delle loro scelte» commentava venerdì 30 dicembre l’assessore alle politiche sociali Mauro Previdi presentando il servizio che ha preso il via nel novembre del 2021 e per il quale il Comune di Rovereto ha stanziato 40 mila euro (fino al giugno 2022). Grazie a questi incontri 14 persone sono state reinserite in contesti di lavoro o abitativi. Ed è un risultato importante, che sprona a continuare.
«Abbiamo notato - continua Mayr - che mentre di giorno i senza dimora cercano zone tranquille dove riposare o dove stare anche insieme, di notte si disperdono. Abbiamo fatto 102 sopralluoghi nei pochi stabili abbandonati rimasti in città. Qui cercano rifugio soprattutto coppie o gruppi (prevalentemente rumeni) che non vogliono dividersi nei dormitori». Un posto letto infatti non è la priorità per loro: Trento e Rovereto hanno creato una rete che sarebbe in grado di soddisfarli, ma c’è chi non vuole accedervi. L’Unità di strada però non li abbandona.