Mara Fait, l’ultimo saluto all’ex infermiera uccisa dal vicino: commozione in chiesa. Lo sfogo del figlio: «Domiciliari per l’omicida? Un incubo senza fine»
La comunità si è raccolta nella chiesa di San Martino per dire addio ad una donna che è nata, cresciuta e vissuta in paese e che lo scorso venerdì sera, ha trovato la morte sulla soglia di casa
GIUSTIZIA Il codice rosso inascoltato arriva in Parlamento
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NORIGLIO. «Un incubo senza fine: un uomo ha ammazzato a sangue freddo con più colpi di accetta mia madre indifesa mentre sosteneva mia nonna anziana, in diretta e sotto gli occhi di tutta la mia famiglia, me compreso. Non abbiamo neanche fatto il funerale e già si parla di arresti domiciliari? E magari a casa mia, e della nonna dopo che abbiamo visto morire dissanguata la mamma che inutilmente aveva chiesto aiuto nei mesi scorsi? Questa sì che sarebbe una follia vera, non posso credere che sia vero».
È amaro, incredulo e sgomento il commento rilasciato, tramite il suo avvocato Nicola Canestrini, da Lorenzo Giori, figlio di Mara Fait, la donna uccisa nella serata di venerdì 29 luglio a Noriglio a colpi di accetta dal vicino di casa Ilir Zyba Shehi, reo confesso e agli arresti nel carcere di Spini di Gardolo. Poche righe girate ai giornali per urlare tutta la sua angoscia di fronte alla prospettiva che l'uomo che ha ucciso sua madre possa tornare a breve nella stessa casa teatro dell'orribile delitto.
Una prospettiva che però è, al momento, remota. L'avvocato difensore dell'assassino reo confesso, Franco Busana, non ha infatti presentato istanza per ottenere gli arresti domiciliari. Solo a seguito di tale eventuale richiesta formale la procura sarebbe chiamata ad esprimere un parere, che peraltro non sarebbe vincolante sulla decisione finale, che spetterebbe al gip. Ma è bastata l'ipotesi di un ritorno di Zyba Shehi nella palazzina al civico 25 di via Fontani per provocare la veemente ed indignata reazione della famiglia della 63enne ex infermiera da poco in pensione.
Ipotesi emersa a seguito di una mera nota presentata dall'avvocato Busana alla procura, in cui tra le altre cose si sottolinea che il suo cliente avrebbe eventualmente ancora il suo posto di lavoro a disposizione, e che potrebbe quindi continuare a dare di che mangiare alla sua famiglia, ulteriore vittima della sua follia omicida. Ma, come detto, di ufficiale per ora non c'è nulla. Resta solo un'ulteriore ferita inferta ad una famiglia che da venerdì sera vive, come lei stessa lo definisce, un «incubo senza fine».
Ma non ci sono solo le dinamiche locali. L'eco del delitto di Noriglio ha da subito travalicato i confini del Trentino. Tanto che a Roma il Movimento 5 stelle, ha deciso di attivare il ministero di Giustizia ma pure il Csm, il Consiglio superiore della magistratura. Non solo: l'avvocata Rosa Rizzi, che rappresentava legalmente Mara Fait nella sua lunga contesa legale con Zyba Shehi, sta pensando di depositare un esposto alla procura di Trieste contro la procura di Rovereto. Perché la mancata attivazione del «codice rosso» non è piaciuta e, soprattutto, lascia vari interrogativi aperti.
«É vero, ci sto seriamente pensando. Sulle prime, ma parliamo dell'emozione iniziale di fronte a certe decisioni, ero convinta di presentare subito un esposto. Poi mi sono fermata a riflettere. Ripeto, non è escluso che lo faccia ma per ora ci penso, tanto non c'è fretta». In Parlamento, intanto, si discute della questione e, soprattutto, se sia il caso o meno di sollecitare il ministro della Giustizia Carlo Nordio per suggerirgli di spedire al palazzo di giustizia di corso Rosmini gli ispettori ministeriali.
Intanto questa mattina alle 10.30 la comunità di Noriglio si è ritrovata nella chiesa di San Martino per dire addio ad una donna che è nata, cresciuta e vissuta in paese e che lo scorso venerdì sera, ha trovato la morte sulla soglia di casa, tre anni dopo essersi guadagnata la pensione.