Rovereto / L’iniziativa

La forza delle gerbere rosse dedicata ad Iris Setti e Mara Fait dalla comunità

Nel pomeriggio di ieri (8 agosto) la popolazione si è riunita in memoria delle due donne brutalmente uccise in città. Manuela Faggioni, della Cgil: «Qualcosa non funziona. Donne che denunciano e non sono ascoltate, segnalazioni che cadono nel vuoto. In queste vicende ci sono più colpe»

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di Giancarlo Rudari

ROVERETO. Un fiore rosso in mano, una gerbera simbolo di amore contro la violenza. Giovani e anziani. Donne, tante donne, e uomini. In silenzio, con gli sguardi attoniti per una tragedia «che si poteva e si doveva evitare» consumata a pochi passi di distanza. L'ultima, la seconda nel breve spazio di otto giorni, a Rovereto con due donne brutalmente uccise: prima Mara Fait a Noriglio venerdì 28 luglio, poi Iris Setti sabato 6 agosto nel parco di Santa Maria.

E lì ieri (martedì 8 agosto), prima di tutti gli altri, le tre confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil hanno organizzato un «momento di raccoglimento e di riflessione perché l'emergenza femminicidi è purtroppo sempre attuale». 

La città (a rappresentare il Comune c'erano l'assessora Micol Cossali e la consigliera delegata Arianna Miorandi), la società, ha risposto numerosa esprimendo, senza microfoni e bandiere, tutta la sua rabbia e il suo sgomento chiamando in causa se stessa e le istituzioni perché, come ha affermato Manuela Faggioni, responsabile politiche di genere della Cgil, «qualcosa non funziona. Donne che denunciano e non sono ascoltate, segnalazioni che non hanno seguito e cadono nel vuoto, il codice rosso che non ha migliorato le cose. In queste vicende non c'è una colpa, ci sono più colpe». 

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