Omicidio di Mara Fait a Noriglio, respinta la richiesta dei domiciliari per Shehi Zyba
Resta in carcere il 48enne arrestato la sera del 28 luglio scorso, dopo aver confessato di aver ucciso la vicina di casa, infermiera di 62 anni in pensione. Raccolti diversi elementi, svolta anche la perizia psichiatrica che deve stabilire come primo elemento l'imputabilità dell'uomo, di origine albanese
CONFESSIONE L'uomo che ha ucciso la vicina: «Non ricordo nulla»
DELITTO Mara Fait uccisa davanti agli occhi della madre
PERIZIA "Shehi Zyba capace di intendere e volere"
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ROVERETO. Resterà ancora in carcere Ilir Shehi Zyba, il 48enne arrestato la sera del 28 luglio dopo aver ucciso (è reo confesso) a colpi di accetta la vicina di casa Mara Fait, infermiera di 62 anni in pensione. Un delitto efferato come dimostrato dall'autopsia, un delitto dopo il quale il 48enne si è consegnato spontaneamente ai carabinieri, suonando il campanello della caserma di largo Dalla Chiesa.
L'avvocato dell'uomo, Franco Busana, aveva presentato richiesta di modificare la detenzione da carceraria a domiciliare. Magari non a Noriglio, ma lontano dalla casa dove ancora vivono il figlio e la madre della vittima. Una richiesta motivata, fra le altre cose, anche dalla necessità dell'uomo di lavorare per mantenere la sua famiglia, considerando che era lui l'unico a lavorare.
E una richiesta presentata alla luce di una situazione che appare cristallizzata dal punto di vista delle indagine. Anche se non sono ancora formalmente chiuse.
Le motivazioni portate dalla difesa non sono state però condivise dalla giudice Pasquali che ha respinto l'istanza. E il parere negativo era arrivato anche dalla procura (il sostituto procuratore Viviana Del Tedesco) e dal legale cui si è affidato Lorenzo Giori, il figlio della vittima (l'avvocato Nicola Canestrini).
Quindi Ilir Shehi Zyba resta in carcere a Trento. E ora? La difesa potrebbe presentare appello contro questa decisione e quindi rimettere nelle mani di un giudice la decisione sui domiciliari. È una possibilità che deve essere però valutata dal diretto interessato e dal suo legale.
Si avvicina anche il momento della fine delle indagini, ossia della firma da parte del pm dell'avviso di conclusione delle indagini.
Nel corso dei mesi sono stati raccolti diversi elementi riferiti all'omicidio di Mara Fait e uno di questi è la perizia psichiatrica che deve stabilire come primo elemento l'imputabilità dell'albanese.
Imputabilità che c'è secondo il perito nominato dal giudice Consuelo Pasquali, Ermanno Arreghini. Che non ha rilevato infatti alcuna malattia psichiatrica, alcun elemento patologico che faccia ritenere che l'omicida reo confesso fosse incapace di intendere e volere quando, armato di accetta, ha semidecapitato la vicina di casa.
Quindi non un raptus o un "black out" come "causa" dell'omicidio.
Una posizione, questa, che era stata ribadita durante l'incidente probatorio anche dalla psichiatra Anna Palleschi, nominata dal figlio della vittima. Di segno opposto le conclusioni degli altri due periti lo psichiatra Carlo Andrea Robotti indicato dalla procura, e il dottor Fabio Bonadiman, scelto dalla difesa. Per i due Shehi nel momento del delitto sarebbe stato solo in parte capace di intendere, del tutto incapace invece di volere.
Cosa significa? Che potrà partecipare al processo ma che la sua situazione psichiatrica al momento del delitto sarebbe da valutare attentamente. Insomma i periti si sono divisi perfettamente a metà sul quadro psichiatrico dell'uomo per il quale a breve, comunque sia, inizierà il processo nel quale dovrà rispondere di omicidio.