Sgarbi parla al Mart e loda la «Sacra Famiglia»: l’appello a fare figli «con madre e padre»
Il museo roveretano chiude l’anno con 180mila visitatori. In 700 sotto la cupola di Botta: «Ringraziate il cielo di essere nati qui e non a Riad o in Arabia». Sulla riconferma della presidenza al Mart: «È presto, se ne parla a giugno. Gerosa? Un’ottima vicepresidente»
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ROVERETO. L'attualità del presepe, il valore della civiltà cristiana, l'importanza della famiglia tradizionale «con una madre ed un padre», l'appello a fare figli e «come diceva Pascal meglio credere in Dio che non credere...». Un Vittorio Sgarbi immerso nell'atmosfera e nello spirito natalizio quello che sotto la cupola del Mart nel tardo pomeriggio di mercoledì 20 dicembre ha fatto gli auguri ai settecento giovani e adulti («l'anno prossimo vi aspetto in mille») intirizziti con un brindisi allietato dal coro "Incanto Alpino" e dalla visita gratuita alle mostre fino alle 21.
Subito si parla di cifre e di visitatori: «Quest'anno vogliamo chiudere a 180.000, ma per l'anno prossimo arriveremo ai 200.000». Convito che verrà rinnovato l'incarico di presidente del Museo di arte moderna e contemporanea? «Non è tema di questa serata. Non lo so, ma se ne parlerà tra qualche mese» chiosa. La conferma arriva dalla vicepresidente e assessore provinciale alla cultura Francesca Gerosa («un'ottima scelta» oltre che «una brava madre che ha fatto figli in maniera tradizionale») alla sua prima uscita ufficiale (con lei al Mart anche il collega di giunta neoassessore Simone Marchiori):
«Ci siamo insediati da poco e non ne abbiamo parlato. Mi creda, ci stiamo occupando di altre questioni che hanno la priorità». E allora spazio alla presentazione del "Presepe del Re" (del XIX secolo) esposto nell'atrio del museo e all'esaltazione dei valori della civiltà cristiana «convinto come sono che nella città di Antonio Rosmini si possa immaginare che il vento del nostro tempo sembra allontanare l'idea di Dio come se fossimo figli di nessuno: noi siamo figli di una bellezza senza fine come quella espressa dalla civiltà cristiana... Non ci sono greci, non ci sono egizi, non ci sono comunisti che tengano....».
E quindi arriviamo «al mondo di idioti che non è in grado di capire che noi siamo quello che è il nostro spirito: che Dio esista o meno non è materia che posso affrontare io, ma esiste una grande civiltà cristiana della quale siamo debitori per i sentimenti, l'amicizia, l'amore, il rapporto con gli altri. E, come diceva il grande filosofo Pascal, meglio credere che non credere in Dio. Perché se c'è andrai in paradiso, se non c'è avrai vissuto come una brava persona... Da ogni punto di vista è quindi opportuno essere cristiani e noi siamo fortunati ad essere nati in Italia piuttosto che a Riad in Arabia».
Sgarbi si è lanciato anche nel dialetto trentino ricordando che «mi è stato detto no verà nisum ai auguri: chi vot che ghe ne frega, ie tuti en giro... Invece vi ringrazio perché avete fatto questo sforzo (e giù applausi ndr). In inverno si viene qui, ma in estate si deve andare anche al museo diocesano e al giardino del marchese Carlo Guerrieri Gonzaga a Villa Lagarina...».