Elezioni comunali a Rovereto, FdI lancia Paolo Piccinni candidato sindaco e sorprende tutti (anche i suoi)
Centrodestra unito alle urne? Zenatti brucia tutti e lancia già l’ex dirigente ora pensionato: «Siamo il primo partito della coalizione in città, era naturale e doveroso che lo facessimo», spiega il coordinatore
ROVERETO Fugatti punta al centro senza FdI, centrosinistra in alto mare
ROVERETO. Fratelli d'Italia gioca d'anticipo, propone un suo nome e mette gli alleati della teorica coalizione di centrodestra di fronte al fatto compiuto. «Noi presentiamo Paolo Piccinni come candidato sindaco di Fratelli d'Italia» ha dichiarato in conferenza stampa il coordinatore cittadino Marco Zenatti, sganciando la "bomba" che nel resto della giornata di ieri - e probabilmente per molti giorni a venire - ha influenzato il dibattito politico del Trentino.
Sia quello ufficiale, a microfoni aperti, sia soprattutto quello ufficioso, concretizzatosi in decine di telefonate e messaggi WhatsApp sull'asse Trento-Rovereto.
Perché dell'uscita di Fratelli d'Italia nessuno sapeva nulla. «Neanche nel partito lo sapevano tutti - ha ammesso Zenatti sornione -. Urzì per esempio sapeva che oggi avrei proposto un nome, e del resto siamo il primo partito della coalizione in città, era naturale e doveroso che lo facessimo. Ma non sapeva chi fosse. Se me l'avesse chiesto, non glielo avrei detto».
«Zenatti l'ha fatto ancora», il succo dei commenti intercorsi tra i vertici degli altri partiti e liste (prima di tutto la Lega, ma anche Forza Italia, Patt, la civica di Spinelli, i civici ostili al Pd). Il riferimento all'altra "fuga in avanti", quando il circolo cittadino del partito di Giorgia Meloni propose una cinquina di nomi per le candidature alle provinciali quando le liste non erano state neanche abbozzate. Fratelli d'Italia, in quel di Rovereto, dunque precede ancora una volta tutti. L'altra volta non andò granché bene. Dei cinque nomi proposti, nessuno alla fine riuscì ad entrare a Piazza Dante, nonostante il risultato personale dello stesso Zenatti, terzo nelle preferenze in città.
Questa volta potrebbe andare meglio. Perché all'epoca si doveva sgomitare, per un posto in lista c'era la ressa, mentre oggi, a cinque mesi dal voto, i nomi che girano sono pochi. E poi perché Piccinni è un nome forte. Zenatti lo sa bene e per questo ha gioco facile nel fare l'accomodante, ad assicurare da subito agli alleati che «non intendiamo imporre a nessuno il nostro candidato. Se qualche altra lista della coalizione dovesse proporre un'altra figura capace di soddisfare i requisiti che riteniamo fondamentali per il candidato sindaco, siamo pronti ad aprire un confronto».
Quali requisiti? «Essere competente, e sul profilo professionale di Piccinni direi che nessuno può obiettare nulla, e non essere legato a un partito politico o esperienza politico-amministrativa pregressa».
La "verginità" di Piccinni nell'ambito politico non è un orpello formale da spendere solo all'interno della coalizione, per far digerire alla Lega la sua eventuale nomina ufficiale. È anche il perno della strategia principale che in queste Comunali, le prime orfane di Valduga dopo otto anni, è totalmente trasversale agli schieramenti: portare dalla propria parte quanti più Civici possibile. «Anche chi per storia e cultura politica non guarderebbe mai a noi - considerava Zenatti - avrebbe in Piccinni il garante di un'offerta amministrativa volta solo a fare il bene di Rovereto, una città spenta che le amministrazioni di centrosinistra hanno affossato con politiche dementi e scellerate, lasciando ambiti come sicurezza, viabilità, commercio, centro storico in grave crisi. Basta guardarsi attorno».
«Non sono un politico, sono un tecnico - ha dichiarato lo stesso Piccinni -. Ho lavorato per 15 anni nella macchina comunale roveretana, anche se non mi piace il termine "macchina", visto che si tratta di persone. Persone peraltro di cui conosco l'eccellente professionalità, e loro conoscono me. La prospettiva di tornare a lavorare con loro per il bene della città mi alletta molto».
Di programma però alla fine ieri si è parlato poco. Qualche flash giusto sulla Valdastico («siamo d'accordo a che venga realizzata, ma mai con l'uscita a Rovereto Sud»), la viabilità («Rovereto deve per forza avere una tangenziale») e la gestione dei rifiuti, ambito su cui Piccinni ha speso mezza carriera («non possiamo più fare discariche in Trentino, la conclusione ovvia sono i termovalorizzatori, ma è una partita lunghissima, non puoi pensare di costruire un impianto del genere se prima non accompagni le comunità in un percorso conoscitivo che può durare anche dieci anni»).
Si è presentato soprattutto l'uomo. Un «sindaco del fare», si è detto. «La concretezza al potere», si è declamato. «Ha fatto la quarta e quinta liceo insieme in un solo anno» ha ricordato Zenatti. «Da quando sono in pensione posso coltivare un po' di più le mie passioni, la poesia e la pittura» ha confidato Piccinni. Staremo a vedere.